Se è vero, come si dice nel film “The Post” di Steven Spielberg, che gli articoli di giornale sono le prime bozze della storia, allora possiamo dire che tutti i giornali del mondo stanno consegnando alla storia uno dei periodi più turbolenti degli Stati Uniti per voltare finalmente pagina. L’elezione del 46o presidente degli Stati Uniti Joe Biden mette fine alle elezioni più controverse del Paese, con uno sfidante sbugiardato dal Quarto e dal Quinto Potere – uno dei pochi presidenti che dopo 30 anni (l’ultimo è stato Bush padre) non conquista un secondo mandato, l’undicesimo di tutti i tempi.
Donald Trump minaccia azioni legali in tutti gli Stati con il fine di arrivare alla Corte Suprema, dove conta sulla maggioranza dei giudici a suo favore e occhieggia a rivolte di piazza dalla pancia dell’America. Ieri però siamo arrivato alla resa dei conti fattuale: il nuovo inquilino della Casa Bianca sarà questo signore di 78 anni che ha vissuto gran parte della sua vita negli ambienti politici all’ombra del Campidoglio, nato in una famiglia di origine irlandese, avvocato, senatore del Delaware a 40 anni, riconfermato per ben sette volte, vicepresidente nei due mandati di Obama, dai toni pacati ma fermi, secondo presidente espressamente cattolico dai tempi di “JFK” con l’ambiguità di dichiararsi personalmente contro l’aborto ma favorevole a una legge sull’interruzione della gravidanza fino ai tre mesi (e non nove, come scrivono i “fake tweets” di Trump).
La Casa Bianca, di cui aveva avuto un assaggio alla corte di Biden, sembra risarcirlo di una vita personale che ha conosciuto più di una tragedia. Nel 1972, lo stesso anno di ingresso al Campidoglio, Joe perse la moglie Neilla in un incidente stradale in cui morì anche la figlia Naomi Christina, di soli 13 mesi. Uno dei due figli che erano scampati a quel terribile scontro - Beau, ufficiale della Guardia Nazionale e militare sul fronte iracheno dopo il 2003 - che sembrava lanciato a una brillante carriera politica, fu stroncato da un tumore al cervello nel 2015. L’altro figlio, Hunter, anch’egli avvocato, ha invece rischiato di minare l’elezione del padre dopo essere stato coinvolto nelle torbide vicende di un’azienda petrolifera ucraina di proprietà di un miliardario russo. A quel tempo suo padre, vice-presidente degli Usa, era l’inviato speciale di Obama appunto per gli affari dell’Ucraina.
Ci sono molte donne intorno al successo di quest’uomo. Uno è certamente Jill, la seconda moglie che lo aiutò a superare il trauma della morte del figlio: «Lo vidi vivere in stato confusionale, quasi catatonico, soffocato dal suo dolore per quattro giorni. Il quinto si alzò, si tolse la tuta, si fece la barba e andò a lavorare, cercando di tornare a vivere», ha raccontato la biondissima nuova first lady. Un’altra donna che vale la pena di citare è Kamala Harris, la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti, paladina del movimento femminile, attivista dei diritti civili dal pensiero progressista (anche in questo caso controversa attivista pro aborto).
Che presidente sarà Joe Biden? Il prossimo “commander in chief” promette una politica di distensione a cominciare dal suo Paese scosso dal movimento del “black lives matter”, forse l’inizio della sua riscossa di fronte a un candidato che pareva, solo qualche mese fa, invincibile. Non sappiamo nemmeno come si muoverà sullo scacchiere mondiale e come interpreterà il tradizionale ruolo di “gendarme del mondo” dal tempo della dottrina Monroe. Come è noto, quel che importa all’America importa al mondo. Biden cercherà di rientrare nell’Oms ed estendere quell’ ObamaCare che garantisce l’assistenza sanitaria a milioni di poveri e che Trump aveva chiesto alla Corte Suprema di invalidare. Ma soprattutto cercherà di arginare il più possibile il Covid, il nemico invisibile che per ironia della sorte è stato fatale politicamente per il suo avversario a causa della sua incapacità di gestirlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA