Economia / Sondrio e cintura
Lunedì 17 Settembre 2018
Infortuni, bilancio sempre più tragico
Nei primi sette mesi dell’anno in provincia di Sondrio sono stati ben 1350 gli incidenti sul lavoro. Giacomelli, Anmil: «In calo solo le malattie professionali. Precarizzazione e concorrenza esasperata non aiutano».
Ben 1350 infortuni sul lavoro, di cui cinque mortali, nei primi sette mesi dell’anno. Nello stesso periodo del 2017 erano stati 1291, con due decessi. Aumentano le denunce di incidenti in provincia di Sondrio. Nel complesso la crescita è del 4,6%, ma a preoccupare c’è soprattutto l’incremento degli eventi tragici. I dati sono stati forniti dall’Anmil, l’associazione nazionale dei mutilati e degli invalidi, che al Cnel a Roma ha presentato la seconda edizione del rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Le cronache valtellinesi, in questa prima parte del 2018, hanno raccontato tante, troppe tragedie. Alla fine di maggio un agricoltore di Teglio di 59 anni, Franco Sertore, è rimasto schiacciato da un muretto mentre tagliava una pianta. Pochi giorni dopo Biagio Curti, classe 1950, pensionato impegnato in attività di volontariato, era alla guida di un escavatore a Grosio, quando il mezzo pesante si è ribaltato, precipitando nel dirupo sottostante e schiacciando il conducente.
All’inizio di luglio due operai della provincia di Sondrio, Carlo Venini, 25 anni, del capoluogo, e il collega Oscar Fascendini, 36 anni, residente a Verceia, sono stati travolti e uccisi da una struttura in legno mentre lavoravano nel cantiere dell’autostrada A2 a Camorino, un quartiere della città svizzera di Bellinzona, nel Canton Ticino.
A metà luglio Sandro Gusmeroli, artigiano di 55 anni di Talamona, ha perso la vita in un cantiere del proprio paese. Il rapporto presentato dall’Anmil contiene uno studio dettagliato - basato sui dati dell’Inail - di tutti i fenomeni con i dati elaborati a livello provinciale. Il presidente di Anmil Sondrio Emilio Giacomelli ha evidenziato le criticità valtellinesi.
«C’è una crescita delle denunce di infortunio a livello locale: sono 1291 da gennaio a luglio 2017, contro le 1350 dello stesso periodo del 2018, mentre gli infortuni mortali denunciati sono 2 nel 2017 contro i 5 nel 2018 – rileva con amarezza -. L’unico dato che segna un calo è quello delle denunce di malattia professionale, che da 79 nel 2017 sono passate a 65 nel 2018».
Alla luce di questi dati una riflessione è d’obbligo. «Se in una provincia come la nostra dove il servizio ispettivo funziona nonostante la carenza d’organico, e dopo l’adeguamento delle macchine che si può considerare eseguito, cosa ci rimane per far sì che gli infortuni calino? La precarizzazione del mondo del lavoro, la scarsità di profitto e l’esasperazione della concorrenza certo non aiutano – prosegue Giacomelli -. La formazione dei lavoratori è purtroppo a volte sottovalutata nell’importanza sia dai datori di lavoro sia da dipendenti. Ritengo che la conoscenza dei rischi sia l’unica strada da percorrere per evitare che questi avvengano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA