Cronaca / Morbegno e bassa valle
Domenica 12 Marzo 2017
Infarto sul lavoro, lo salva l’elicottero
che vola di notte
Morbegno: un uomo di 61 anni ha rischiato grosso. Orsini (Areu): «La riorganizzazione non ha peggiorato le cose. Il fattore tempestività viene salvaguardato e garantito».
Sei e quaranta. È l’alba. Un uomo di 61 anni di Cedrasco, operatore ecologico, dipendente Secam in servizio a Morbegno, accusa un forte dolore allo stomaco e chiede a un collega di essere accompagnato a casa, ma la situazione è troppo grave per non rivolgersi immediatamente a una struttura sanitaria.
L’uomo viene così accompagnato a quello che fino a pochi giorni fa per tutti era il pronto soccorso di Morbegno e che ora è in predicato di diventare un “Pot”, ovvero un presidio ospedaliero territoriale, che includerà un punto di primo intervento.
Il medico e i due infermieri presenti venerdì mattina hanno preso in carico il paziente che nel frattempo ha avuto un arresto cardiaco. Immediate le manovre di rianimazione cardiopolmonare e altrettanto immediata è stata la chiamata alla sala operativa regionale di emergenza urgenza di Bergamo per richiedere l’elicottero. Da Como si è alzata in volo l’eliambulanza dotata di visori per il volo notturno. Atterrata nella piazzola polifunzionale nella zona industriale di Morbegno ha preso in carico il paziente e lo trasporta all’ospedale di Sondrio dove era atteso in emodinamica per il trattamento sanitario. L’uomo se l’è cavata. Ha superato la crisi cardiaca e oggi è in terapia intensiva coronarica.
«Quanto accaduto venerdì mattina è esemplare per fare capire la modalità di intervento dopo la riorganizzazione della sanità in Bassa Valle. In un caso come quello descritto il fattore tempo è determinante per la sopravvivenza e la qualità di vita successiva - afferma Bruno Orsini, infermiere coordinatore Areu-Aat (articolazione aziendale territoriale) Sondrio - e Areu ha dimostrato che la sinergia tra ospedale e territorio non è legata all’esistenza di un pronto soccorso o di un ospedale, ma a un processo che prevede l’orientamento diagnostico precoce e un trasporto immediato verso una struttura che sia idonea. Spesso, infatti, le destinazioni sanitarie non sono le più vicine rispetto al luogo dell’evento, ma la popolazione deve capire che si tratta di scelte non fatte a casaccio o - peggio ancora - frutto di una disorganizzazione, ma sono conseguenti a valutazioni sanitarie indispensabili a garantire un adeguato livello di trattamento e di cura».
Anche la riorganizzazione della centrale operativa del 118, trasferita da Sondrio a Bergamo ormai tre anni e mezzo fa, aveva sollevato forti perplessità. Non tanto nella popolazione - che fu assolutamente silente, nonostante la portata del fatto -, quanto degli stessi operatori, preoccupati che la scarsa conoscenza del territorio potesse incidere negativamente sui tempi di intervento.
Di casi “significativi” ne sono stati registrati diversi, uno su tutti la richiesta di soccorso giunta da Piuro che ebbe come risposta un’ambulanza inviata a Chiuro. «Tutti gli eventi significativi che si sono verificati in questo lasso di tempo sono serviti per migliorare i protocolli di intervento - precisa Orsini - e per limitare eventuali errori. Magari oggi è un problema localizzare l’evento a fronte di una descrizione sommaria («Mi trovo davanti alla fontana di...»), però il fatto di avere una visione a 360 gradi dei mezzi e delle professionalità disponibili sul territorio (risorse peraltro aumentate dopo la chiusura della centrale del 118 di Sondrio), senza ombra di dubbio ci consente una risposta più appropriata rispetto al passato».
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