Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 29 Ottobre 2013
Industriali, sì alla fusione dei Comuni
«Una scelta decisa per guardare avanti»
Galbusera: «Non si può reggere un’amministrazione solo con la buona volontà»
Un “sì” deciso per guardare avanti. Manca poco più di un mese alla data fissata per i referendum popolari sulle fusioni dei Comuni e gli Industriali invitano le cittadinanze a votare senza esitazione per il “sì” alla proposta.
Il primo dicembre i cittadini di cinque Comuni della Valchiavenna (Gordona, Menarola, Mese, Prata Camportaccio e Chiavenna) e di altrettanti del Tiranese (Lovero, Vervio, Mazzo, Tovo e Grosotto) saranno chiamati alle urne per esprimersi sui progetti di aggregazione già approvati dai rispettivi consigli comunali e vagliati positivamente dalla Giunta regionale lombarda. Pur trattandosi di referendum solamente consultivi, come noto rivestono grande importanza perché sono indicativi della volontà popolare su una decisione cruciale per il futuro delle comunità coinvolte.
«Rivolgo un plauso sincero agli amministratori locali che hanno mostrato coraggio e determinazione nel portare i propri municipi fino a questo punto – è il commento di Cristina Galbusera, presidente di Confindustria Sondrio -. L’Italia è il Paese dei mille campanili e la provincia di Sondrio non fa eccezione. Adesso però i tempi sono cambiati: se nel nuovo mondo globalizzato persino l’intera Europa rischia di diventare marginale, che ne sarà dei piccoli Comuni delle nostre valli? Bisogna avere la forza di cambiare e l’intelligenza necessaria per costruire progetti rispettosi delle comunità locali ma capaci di guardare avanti».
L’analisi di Confindustria parte da alcuni dati oggettivi sulla provincia di Sondrio, che ha 78 Comuni per poco più di 180.000 persone. Al netto dei capoluoghi mandamentali, la dimensione media supera di poco i 1.500 abitanti. I tagli ai trasferimenti statali, che si sono susseguiti a più riprese negli ultimi anni, hanno ridotto all’osso le risorse a disposizione dei piccoli Comuni e la crisi economica ha fatto il resto, privando i municipi di entrate un tempo significative. Si assiste così a situazioni paradossali in cui ci sono sindaci che si improvvisano autisti dello scuolabus o manutentori della rete fognaria, perché mancano le risorse per assumere altro personale o pagare servizi esterni.
«Persone ammirevoli, ma non si può reggere un’amministrazione con la buona volontà e poco altro – prosegue Galbusera -. Servono strutture più grandi, meglio organizzate e con maggiori risorse, altrimenti a essere penalizzata sarà proprio la comunità locale: le famiglie, le imprese e tutti gli altri operatori».
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