Cronaca / Valchiavenna
Martedì 17 Gennaio 2017
Incisioni rupestri, scempio a Chiavenna «Eppure sono una risorsa turistica»
Troppi vandalismi nel Parco delle marmitte dei giganti, prese di mira le rocce istoriate. Lucchinetti: «Va regolamentato l’accesso». Guanella: «Prezioso patrimonio da valorizzare».
L’inverno ha portato finora ben poca neve e i sentieri in bassa quota sono stati percorsi da molti escursionisti. Fra le mete più visitate negli ultimi mesi in Valchiavenna c’è stato anche il parco delle Marmitte dei giganti, tra Chiavenna e Piuro.
Ma il passaggio di comitive non rappresenta, in questo caso, solo un motivo di soddisfazione per la comunità valchiavennasca che vede apprezzata una delle zone più caratteristiche del territorio. Una parte delle persone che visita il parco, dove oltre alle caratteristiche marmitte ci sono circa settanta rocce di sicuro interesse con oltre settecento incisioni, non rispetta infatti le regole dettate dalla buona educazione.
Incisioni e vandalismi
La maggior parte delle antiche scritte è legata all’attività estrattiva della pietra ollare. Alcuni marchi ricordano simboli magici, altri esprimono significati religiosi. Però le condizioni dell’area non sono ottimali. Fra coloro che confermano questa situazione c’è Roberto Lucchinetti, l’artigiano di Piuro che lavora la pietra ollare e conosce metro per metro il versante delle cave. «Purtroppo negli ultimi anni il parco è diventato il luogo delle incisioni moderne. Al fianco di incisioni antiche ci sono cuori, scritte dedicate al proprio partner e altri simboli tutt’altro che artistici. Bisogna chiedersi come sia possibile tutelare quest’area. Come tutte le zone libere attualmente è priva di controlli ed è frequentata anche da persone che non credono nella nostra storia. Penso che si debba ragionare sulla necessità di mettere un freno a questi comportamenti regolamentando diversamente l’accesso al parco».
In Valchiavenna le incisioni rupestri sono molto diffuse. Secondo alcune ricerche promosse dalla Comunità montana, si tratta di una delle aree più ricche nelle alpi centrali sia per quanto riguarda le superfici a coppelle e canaletti della preistoria, sia per l’espressione storica. Nel complesso sono state individuate oltre 140 rocce istoriate dalla Valle Spluga alla bassa valle della Mera. Ma anche quando non sono prese di mira dai vandali, le rocce con le incisioni rupestri sono ben poco valorizzate. Una delle zone più interessanti «va da Loreto, dove in parte sono state coperte da manufatti, a San Carlo e a Savogno», sottolinea Guido Scaramellini del Centro studi storici. Anche in Valle Spluga ci sono rocce che potrebbero essere al centro di itinerari turistici. «Si trovano nei punti panoramici e a volte a fianco di sentieri battuti - rileva Enrica Guanella dal Muvis -. Ma non sono molto conosciute e non ci sono guide ambientali che favoriscano la conoscenza di queste importanti testimonianze del passato. Come Ecomuseo della Valle Spluga abbiamo in progetto la realizzazione di studi e progetti. Ma al momento mancano i fondi».
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