Cronaca / Valchiavenna
Giovedì 12 Dicembre 2024
Inchiesta sul Bitto Dop “irregolare”: recapitato l’avviso a otto indagati
Secondo l’accusa non sarebbe stato rispettato il disciplinare di produzione. Sotto la lente della Procura l’uso dei mangimi. Il gup valuterà la richiesta di rinvio a giudizio
In Valtellina e Valchiavenna, stando alle accuse, c’è chi produrrebbe formaggio “Bitto Dop” non conforme alle regole. È quanto è emerso dalle indagini scattate nel 2023, coordinate dalla Procura di Sondrio diretta da Piero Basilone, condotte dai funzionari dell’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, Dipartimento del ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste) unitamente ai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Sondrio, guidato dal colonnello Giuseppe Cavallaro.
Nel 2022
Già nel 2022 si era acceso un faro sul più pregiato formaggio valtellinese con i funzionari ministeriali che avevano acquisito i primi indizi di contraffazione e le iniziali indagini erano state dirette dal pm Stefano Latorre, uno dei magistrati di punta della locale Procura, attraverso perquisizioni, sequestri, accertamenti tecnici, acquisizioni documentali pure attraverso bonifici bancari che attestavano l’acquisto per l’eccessiva somministrazione di mangime, in particolare nel periodo invernale quando vi è l’assenza di pascolo.
In alcune circostanze gli investigatori della Gdf hanno, inoltre, rilevato la differente qualità degli alimenti dati alle mucche, rispetto a quanto gli allevatori finiti sotto inchiesta dichiaravano di avere dato. In sostanza, sempre secondo l’accusa si sarebbe trattato di comportamenti fraudolenti che avrebbero consentito una maggiore produzione di latte e di formaggio rispetto a quanto prefissato dallo stringente disciplinare di produzione.
L’articolo 415 bis
Nella giornata di ieri il procuratore Basilone, ultimate le indagini, ha provveduto a fare recapitare a otto indagati l’avviso previsto dall’articolo 415 bis del Codice di procedura penale, ossia la comunicazione di conclusione indagini che, solitamente, anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. Un provvedimento, lo precisiamo sempre a scanso di equivoci, che non equivale a un riconoscimento di colpevolezza per i destinatari. A maggiore ragione oggi, alla luce delle ultime novità della riforma sulla giustizia, in cui il gup (giudice delle udienze preliminari) prima di decidere se accogliere o meno la richiesta avanzata dai magistrati è tenuto a sentire gli accusati.
Fatta questa doverosa premessa, ecco di seguito chi sono stati i destinatari con l’indicazione dei loro avvocati: Isidoro Motta, classe 1975, di Albaredo per San Marco, assistito da Danisa Mazzoni; Claudio Tavasci, classe 1972, di Prata Camportaccio, che ha come avvocato Enrico Muffatti; Michele Codega, classe 1967, di Colorina, difeso da Ausilia Fumasoni; Gabriele Pedretti, classe 1988, di Mese, patrocinato da Daniela Martinoli; Maurizio Pedroncelli, classe 1963, di Piantedo, difeso da Paolo Pedroncelli; Marco Scarinzi, classe 1962, di Fusine, con legale Silvia Cappelli; Giulio Tocalli, classe 1970, di Berbenno di Valtellina, che ha affidato le difese agli avvocati Giulio Speziale e Alice Piccapietra; Claudio Bertolini, classe 1984, di Forcola, che ha nominato suo difensore Alberto Zecca.
Le ipotesi di reato a carico di Bertolini e Scarinzi sono quelle contemplate dall’articolo 316 ter, ovvero indebita percezione di erogazioni pubbliche: Scarinzi, tra l’altro, secondo gli inquirenti con la sua azienda avrebbe anche provveduto a fornire diversi allevatori dei mangimi usati in eccesso. Tutti gli altri allevatori, invece, devono rispondere dell’ipotesi di reato racchiusa nell’articolo 517 quater del Codice penale, ovvero contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.
Memorie e documenti
Il capo dei magistrati sondriesi, nell’inviare la comunicazione agli interessati della conclusione dell’indagine, per via telematica o attraverso i militari del Gruppo Guardia di finanza di Sondrio, fa sapere che «l’indagato, entro il termine di 20 giorni dalla notifica del presente atto, può presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa a investigazioni del difensore, chiedere al Pubblico Ministero il compimento di atti di indagine, nonché di presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto a interrogatorio».
Il dottor Basilone, come sempre, prima di procedere con il passaggio successivo valuterà con la massima attenzione ogni richiesta o materiale che dovesse ricevere da parte degli inquisiti.
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