In montagna ancora troppa imprudenza. Le «multe» non bastano a coprire i costi dell’elisoccorso

Non sono tanti i casi, una decina all’anno circa. Però ci sono. E costano. L’elisoccorso dei Vigili del Fuoco, mosso dal numero unico d’emergenza, il 112, che attiva il comando provinciale dei VdF. A sua volta la sala operativa di Lecco avvisa la Socav, sala operativa coordinamento attività al volo, che coordina l’intervento degli elicotteri. Interventi che arrivano a costare circa 20mila euro all’ora. . E le “multe” che piovono su imprudenti, gente che sottovaluta la montagna e si caccia nei guai, sono solo una (minima) compartecipazione alle spese. Simbolica, anche se può arrivare fino a 780 euro. È come un buffetto sulla guancia dell’utente della montagna indisciplinato. O poco più.

Il medico urgentista Mario Cerino, responsabile Areu per il soccorso lecchese, spiega. “Se sul nostro territorio, provincia di Lecco intendo, avviene un evento che viene definito dal punto di vista tecnico non adeguato per abbigliamento o per calzature non adatti, o per imprudenza, si può arrivare alla compartecipazione della spesa che non decide Areu. Nell’ultimo anno non sono stati molti i casi, ma ci sono”.

L’elisoccorso parte da Como, per il nostro territorio. E ci sono delle situazioni in cui l’invio non è per motivi sanitari. Un intervento che poteva essere evitato è un intervento costoso, pericoloso per chi lo effettua e potenzialmente foriero di guai per chi, magari in un’altra località, corre davvero un pericolo non dipendente dal suo comportamento e magari rischia la vita: “Anche se sono pochi i casi – spiega il medico urgentista - bisogna considerare il fatto che stiamo facendo uscire dei mezzi e stiamo mettendo a rischio la vita di altre persone, al di là dei costi. Oltre al fatto che l’elicottero potrebbe essere necessario da un’altra parte, molto più importante, con eventuali rischi elevati per altre persone”.

I dati non sono definitivi, ma nel 2023, sono stati segnati undici interventi per circa quindici pazienti: 4 per stanchezza o impreparazione tecnica; 2 per perdita di orientamento; 5 per calzature inadeguate. In questi casi è stato richiesto un contributo all’intervento. Nel 2024 invece fino a maggio sono arrivati già dodici pazienti dei quali 3 per impreparazione tecnica (più due compagni di persone in panico); e 6 per comportamento inadeguato; 1 perché si è fatto cogliere da condizioni meteo avverse ovvero per imprudenza non essendosi informato preventivamente. Alcuni sono stranieri. Nel 2023 sono circa il 25 per cento gli stranieri incappati in queste disavventure.

Cerino però è chiaro: “I pazienti stremati, che non ce la fanno più perché hanno valutato con superficialità la loro “gita”, vanno comunque soccorsi, ma il comportamento resta imprudente. Costringono comunque all’intervento, perché non lo si può abbandonare”.

Anche Marco Anemoli, delegato e responsabile della XIX Delegazione del Soccorso Alpino, ammette queste circostanze: “Il terreno impervio, la montagna, consigliano sempre grandissima prudenza anche in casi che sembrano semplici. La richiesta d’aiuto viene diretta dal 112 (il numero unico delle emergenze, n.d.r.) al 115 dei Vigili del Fuoco o al 118 Soreu dei Laghi (Sala Operative Regionali dell’Emergenza Urgenza sanitaria a valenza interprovinciale, n.d.r.). Se viene girato a Soreu dei Laghi (base a Como, n.d.r.), ci chiedono l’intervento come squadre alpine. Poi al termine dell’intervento decide Soreu se mandare elicottero o squadra terrestre”.

Sulla compartecipazione alle spese, Anemoli spiega. “Il discorso del pagare risulta un po’ come quando arriva l’ambulanza. Se il codice è bianco, e sei illeso, paghi il ticket, anche se il costo dell’elicottero è molto più elevato. C’è la tendenza già riscontrata da qualche soccorritore, a chiamare sempre e comunque: uno è stanco e chiama il 112. La squadra terrestre ti può portare via in barella, ma l’elicottero è diventata un po’ la tendenza… E le spese sono molto grosse. E a pagare siamo sempre tutti noi contribuenti”.

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