Cronaca / Valchiavenna
Mercoledì 28 Luglio 2021
In coda per il Green pass
Farmacie sommerse dalle richieste
Il caso Orseniga di Lanzada: «Mi faccio lasciare le tessere sanitarie, alla sera ne ho 60 da fare»
La febbre da Green pass sta travolgendo le farmacie della nostra provincia.
A farne le spese, in particolare, sono quelle rurali, più di paese, per così dire, in quanto presidiate da un farmacista, massimo due, ma anche in quelle cittadine, la “coda”, spesso, è da Carta verde.
«Sono sommerso da richieste, fra le 50 e le 60 al giorno - assicura Alberto Orseniga, titolare della “Rodolfo Orseniga”, di Lanzada -, per cui, essendo da solo, mi sono dovuto organizzare. Chiedo, gentilmente, alle persone di lasciarmi la loro tessera sanitaria».
Richiede tempo
,«Poi aggiunge - entro nel portale regionale dopo la chiusura dell’attività, alla sera. Anche oggi ho collezionato la mia pila di tessere sanitarie e, stasera (ieri sera, per chi legge, ndr), mi metterò al lavoro. Altro non posso fare, salvo bloccare completamente l’attività ordinaria di erogazione di farmaci. Questo, ovviamente, significa sacrificare il mio tempo libero e, soprattutto, la mia famiglia. E, farlo, ovvio, a entrata zero».
Il servizio, infatti, viene erogato gratuitamente, dalle farmacie, 72 in tutto in provincia di Sondrio.
Però, di contro, non ricevono alcun compenso né dallo Stato, né dalla Regione, come indicato all’articolo 19 del Decreto della Presidenza del consiglio dei ministri, laddove è precisato che, “dal rilascio del Green pass non devono derivare oneri alla finanza pubblica”.
«Noi il servizio lo garantiamo, comunque, al cittadino, ci mancherebbe, anche se non otteniamo nulla in cambio - dice Orseniga -, però, di contro, è importante che le persone capiscano la nostra situazione e sfoderino un minimo di pazienza. So di clienti, che, qui, in Valmalenco, si sono lamentati per l’attesa e se la sono presa con i colleghi farmacisti. Mi si permetta di dire che, questo, non è l’atteggiamento giusto da tenere».
Anche in città, a Sondrio, Rosalba Carbone Viglianisi, titolare dell’omonima farmacia di via Dante, assicura di essere alle prese, da una settimana a questa parte, con richieste incessanti di Green pass, una trentina al giorno, anche se, potendo contare su tre collaboratori, in farmacia, riesce a farvi fronte al momento.
«Riusciamo a garantire il servizio senza eccessivi problemi - assicura -, però, richiede un certo impegno. Più che altro perché la postazione informatica cui tutti attingiamo, in farmacia, è unica, per cui se occupata per la ricerca e la stampa del Green pass, non possiamo fare altro. Dobbiamo avere tutti un po’ di pazienza, e, giorno dopo giorno, affrontare e dare risposta alle richieste».
Alcuni clienti sono scortesi
Pioggia di richieste, quotidiane, anche alla “Farmacia della Valchiavenna”, nella centrale via Dolzino, a Chiavenna, dove, un numero preciso, della mole di Green pass richiesti, non ce lo hanno potuto fornire salvo assicurarci che «necessiterebbe avere una persona dedicata solo a questo servizio», cosa che, ovviamente, non è possibile fare.
E una trentina di Green pass al giorno, minimo, li stampa anche la farmacia Compagnoni di via Nazionale, a Valdisotto, in Alta Valtellina «il che non è sempre semplice - assicura il titolare, Giuseppe Compagnoni -, perché anche se, in questo periodo, siamo in tre, in farmacia, si tratta pur sempre di gestire l’affluenza ordinaria, che non manca, ed evadere anche queste richieste di stampa di Green pass. Riusciamo a farlo al momento, questo sì, però, non è proprio automatico e non è senza ripercussioni sull’attività ordinaria della farmacia».
Sul pezzo, come sempre, è anche Cesare Mazzocchi, dell’omonima farmacia di via Garibaldi, a Morbegno, presidente, anche, dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Sondrio, 220 iscritti.
«Persone ne arrivano tante, a farsi stampare il Green pass, questo è vero - ammette -, però, riusciamo a farlo in tempi brevissimi. Ci impieghiamo un minuto. Poi, chiaro, viene fatto tutto gratuitamente, nel senso che non è un servizio che alcuno ci remunera, questo va detto, per correttezza».
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