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Mercoledì 22 Maggio 2013
Imprese, un Fondo misto
anche con soldi del Bim
La proposta di Alberto Quadrio Curzio: passa per la costituzione di un Fondo pubblico-privato, forte anche di parte dei contributi gestiti dal Bim della provincia di Sondrio, lo sviluppo sostenibile delle imprese valtellinesi protese all'innovazione e all'implementazione del loro export
SONDRIOPassa per la costituzione di un Fondo pubblico-privato, forte anche di parte dei contributi gestiti dal Bim della provincia di Sondrio, lo sviluppo sostenibile delle imprese valtellinesi protese all'innovazione e all'implementazione del loro export.
La proposta è arrivata da Alberto Quadrio Curzio, economista, e da Maria Chiara Cattaneo, membro del comitato scientifico di Cranec (Centro di ricerca di analisi economica e di sviluppo economico internazionale della Cattolica di Milano).
La proposta è emersa dal confronto sul futuro dell'ente Provincia, oggi più che mai in bilico, in relazione alle modalità di sviluppo futuro del tessuto economico-imprenditoriale locale. Argomenti cari a Quadrio Curzio, valtellinese doc, così come alla Fondazione Creval e alla Sev (Società economica valtellinese), che da tempo spingono per una maggiore presa di coscienza e per il rilancio del sistema imprenditoriale locale.
«L'obiettivo è di costruire una valle sempre più interconnessa e aperta - ha precisato Cattaneo nel volume "Il mosaico dell'innovazione sostenibile", presentato in occasione del dibattito - che, però, rispetto ad altre realtà alpine corrispondenti presenta alcuni punti di debolezza ravvisabili in un deficit strutturale e in una ancora limitata propensione all'innovazione e all'export, per quanto aumentata, quest'ultima, nell'ultimo anno».
E secondo Cattaneo e Quadrio Curzio varrebbe la pena di concentrarsi su una spinta all'innovazione come motore dello sviluppo eco-compatibile valtellinese che possa diventare, persino, modello, in futuro, anche per altre aree alpine e non.
Ad essere chiamate in causa sono le imprese esistenti o in via di costituzione che, insieme, e potendo contare su un Fondo di sostegno all'innovazione, potrebbero guadagnare in valore aggiunto da esportare sui mercati. La proposta degli studiosi è, infatti, quella di mettere a punto un "venture capital" costituito tanto dai contributi Bim, quanto da quelli che possono essere forniti dalle banche locali cooperative, piuttosto che da altri soggetti privati o pubblici, quali la Provincia, la Camera di Commercio o Finlombarda. Fondo in cui si potrebbe chiamare a partecipare anche il Fei (Fondo europeo investimenti), basato in Lussemburgo, e il Fondo italiano d'investimento.
«Atteso che, nella nostra proposta - dice Cattaneo - ipotizziamo una dotazione finanziaria di 50 milioni di euro disponibili su un arco temporale di 7 anni e da destinare sia alle start up innovative, con una base di investimento da 100mila a un milione di euro, sia ad imprese già in essere, ma che abbiano bisogno di ulteriori risorse e competenze manageriali per innovare veramente (con investimento variabile da 1 milione a 10 milioni di euro)».
Ma c'è anche bisogno, infine, di aziende già attive sul mercato, ma che «necessitino di crescere per raggiungere nuovi mercati e ampliare il loro business (con investimenti superiori a 10 milioni). Il fine è creare un Polo per l'innovazione in Valtellina dove le politiche, le conoscenze, le tecnologie relative, vengano utilizzate in una logica di rete».
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