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Mercoledì 06 Febbraio 2013
Impianti di risalita a rischio
Troppi debiti, la via di due società
Oltre cento impianti di risalita, fra skilift, seggiovie e funivie. Un fatturato di 53 milioni di euro l'anno. Ma un indebitamento triplo, che a fine 2012 sfiorava i 150 milioni. E intorno a questi numeri si snoda un vero e proprio sistema turistico e ricettivo che ogni anno sviluppa un giro d'affari mai inferiore ai 500 milioni di euro
Sondrio - Oltre cento impianti di risalita, fra skilift, seggiovie e funivie. Un fatturato di 53 milioni di euro l'anno. Ma un indebitamento triplo, che a fine 2012 sfiorava i 150 milioni. E intorno a questi numeri si snoda un vero e proprio sistema turistico e ricettivo che ogni anno sviluppa un giro d'affari mai inferiore ai 500 milioni di euro.
La fotografia sta diventando sempre più sfuocata, si cerca una soluzione per dare una riposta al delicatissimo tema del risanamento dei bilanci del sistema impiantistico della Valtellina e della Valchiavenna. E una proposta arriva dall'amministrazione provinciale, un'ipotesi di lavoro per affrontare e risolvere la criticità maggiore di tutto il sistema turistico locale. Senza impianti di risalita, non solo viene meno uno degli indiretti pilastri di promozione dello sviluppo turistico, ma al tempo stesso verrebbe a mancare un volano di ricaduta socio-economica per l'intera provincia. «Far saltare questo pilastro significa cancellare l'intera struttura portante del turismo locale - spiega Massimo Sertori, presidente della Provincia di Sondrio -. Vuol dire rischiare di mandare completamente in blocco un volume di ricavi basato su un indotto fatto di oltre 400 alberghi, ma anche di migliaia di ristoranti, di piccoli negozi sportivi, di agenzie e servizi specializzati come le scuole di sci. Insomma, il tema è urgente. Ma in questo momento non ci sono le condizioni per affrontare e risolvere da soli questa criticità». Non può la Provincia prendere in mano questa emergenza. La proposta sul tavolo prevede quindi di coinvolgere la Regione Lombardia in maniera più massiccia. «La via più percorribile, in questo momento, non passa solo dal fronte finanziario. Coinvolge anche la gestione. E questo aspetto si può risolvere passando a un diverso assetto delle società che controllano gli impianti. Il primo passo, quindi, è dividere il controllo societario delle strutture di innevamento dagli impianti di risalita. Alla Regione sarebbe assegnato il controllo pubblico della prima società, quella che controlla l'innevamento delle piste, la parte più energivora e più costosa sotto il profilo energetico. Al territorio sarebbe lasciato il controllo degli impianti di risalita, seggiovie e funivie». I costi dell'energia elettrica per gli impianti di innevamento oggi pesano oltre il 13% di ogni bilancio, 7,2 milioni di euro l'anno. «Ma oltre all'aspetto finanziario - spiega Sertori - questa scelta avrebbe anche una ricaduta sulle politiche turistiche dell'intera Valle: alla Regione, unico ente, passerebbe quindi la decisione di quando avviare ogni stagione turistica invernale, mettendo fine finalmente alle spinte concorrenziali fra le località, a favore di una visione più omogenea delle strategie». È una prima ipotesi su cui si sta lavorando. Ma Provincia, operatori e Regione partirebbero da questa ipotesi sul tavolo per tentare di tappare la falla dei debiti ormai insostenibile. Gli impianti di risalita, inoltre, richiedono comunque nuovi investimenti per il rinnovo delle strutture, dai costi spesso altissimi. «In passato si è venduto il territorio per compensare l'investimento fatto sugli impianti. È nato così - spiega Sertori - il fenomeno delle seconde case, che oggi non crea più indotto sull'economia locale della ricettività. Ora questo approccio è finito».
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