Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 11 Febbraio 2016
Impianti di sci, cambia l’Imu: «Un po’ di ossigeno»
Legge di stabilità: i parametri per “gli imbullonati” alleggeriscono l’aggravio fiscale delle località turistiche. «Dal 2007 ogni anno versiamo più di 100mila euro».
Gli impiantisti della provincia di Sondrio gongolano, gli amministratori comunali meno, ma, del resto, la legge di stabilità 2016 parla chiaro rispetto al trattamento Imu da riservare agli “imbullonati”, ovvero tutto ciò che è ancorato a terra da - appunto - bulloni.
Tra queste strutture si annoverano diverse componenti degli impianti di sci, tutte quelle non fisse, e che maggiormente “pesano” sulla composizione di un’imposta pagata fin dall’inizio dagli impiantisti di casa nostra, diversamente da quelli del resto della Lombardia e d’Italia.
«E questo perché da noi - spiega Arnaldo Soncelli, vicepresidente Federfuni, una delle due associazioni di categoria degli impiantisti, minoritaria in Lombardia, ma parecchio attiva - l’Agenzia delle entrate aveva inviato, a tutti, una lettera in cui li “invitava” a procedere all’accatastamento degli impianti di risalita, diversamente si sarebbe provveduto d’ufficio. È andata a finire, quindi, che tutti hanno ottemperato, chi a un modo chi all’altro, incorrendo, poi, anche in accertamenti Ici e Imu e in conseguenti contenziosi, in parte, ancora aperti. Mentre tutte le altre società impianti lombarde, non invitate a procedere, non hanno mai accatastato nulla e non hanno mai pagato».
In provincia di Sondrio, quindi, si paga dal 2007, ciascuno in base al valore catastale attribuito al proprio impianto e, fino al primo gennaio scorso, comprensivo di valutazione sia sulle parti fisse sia sugli imbullonati.
«Invece, dal primo gennaio di quest’anno in avanti, e la circolare dell’Agenzia delle Entrate del 2 febbraio ben lo spiega - dice Soncelli -, verranno sottoposti a imposizione solo il suolo e le costruzioni che costituiscono stazione di valle e di monte dell’impianto di risalita, al pari degli impianti civili a queste connessi. Non saranno più tassate, quindi, le funi, i carrelli, le sospensioni, le cabine e i motori che azionano i sistemi di trazione, anche se posti in sede fissa. Ne conseguirà un grande risparmio, perché queste sono le componenti che pesano di più sulla composizione e il calcolo dell’Imu. Per cui, entro il 15 giugno invitiamo tutti gli impiantisti a richiedere una nuova valutazione dei propri impianti in modo da pagare, correttamente, già con l’acconto del 16 giugno».
Più articolata la posizione di Anef, l’associazione di categoria degli esercenti gli impianti a fune storica, maggiormente rappresentativa a livello nazionale, lombardo e provinciale, che invita «gli impiantisti della provincia di Sondrio che hanno sempre pagato - evidenzia Massimo Fossati, presidente regionale - a rivedere i propri parametri e, entro maggio, daremo loro indicazioni precise così da richiedere una rivalutazione in categoria D/8, mentre diciamo a chi non ha ancora accatastato i propri impianti, in quanto loro non espressamente richiesto in passato, a non farlo, in questa fase, mentre se ciò dovesse essere espressamente richiesto dalle Agenzie delle entrate territoriali di accatastare in categoria E/1, quella che dà diritto ad esenzione, dopodiché sarà l’Agenzia delle entrate a valutare l’appropriatezza o meno dell’accatastamento». Rispetto all’accatastamento in E/1, invece, Federfuni sconsiglia «in quanto già in passato respinta dall’Agenzia delle entrate - dice Soncelli - con conseguenti ricorsi, sanzioni, e quant’altro».
Indipendentemente dalle posizioni espresse a livello di categoria, comunque, l’alleggerimento fiscale viene colto con favore da tutti gli impiantisti di casa nostra. «Noi paghiamo oltre 100mila euro l’anno di Imu, per cui - assicura Franco Vismara, patròn della Fab, Funivia al Bernina - ben venga questa novità positiva». Dello stesso avviso Valeriano Giacomelli, ad della Sib, Società Impianti Bormio, l’unica, in provincia ad aderire a Federfuni, Marco Rocca, ad di Mottolino spa e Sival, di Livigno e Valdidentro, Domenico Cioccarelli, presidente di Siba (Società impianti Magnolta), di Aprica, ed Enrico Vaninetti, ad di Skiarea Valchiavenna spa. Il primo, Giacomelli, ha pagato, sin dall’inizio, oltre 100mila euro l’anno di Ici, poi, limata sotto la soglia dei 100, Rocca viaggia oltre i 100mila per il Mottolino, Vaninetti è a quota 105mila fra Madesimo (60mila), Campodolcino (42mila) e Piuro (3mila).
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