«Impianti di risalita, soluzione ancora rinviata»

Giorgio Nana della Cgil esprime preoccupazione per l’ennesimo differimento degli «atti concreti». «La Regione continua a fare proclami, ma la stagione inizierà un’altra volta allo stesso modo: accumulando debiti».

«L’ennesimo differimento nell’affrontare un problema reale di cui si parla da anni, ma per il quale forse non si vuole trovare una soluzione».

L’annuncio della Regione di voler scrivere una legge di sistema capace di fare da quadro di riferimento per qualsiasi tentativo di rilancio sperimentale del comparto degli impianti di risalita non convince Giorgio Nana, segretario della categoria degli impianti a fune della Cgil di Sondrio, da sempre in prima linea nella battaglia per un settore tanto sofferente quanto strategico per il presente ed il futuro del territorio.

Le aspettative di Nana, così come probabilmente quelle degli addetti ai lavori che attendono fatti concreti dai primi annunci della fine del 2013, erano differenti.

La stesura della relazione da parte del gruppo di lavoro che ha coinvolto il sistema bancario locale ed è stato supportato scientificamente da Éupolis per analizzare i bilanci delle società, i numeri e fornire ipotesi di intervento aveva fatto presupporre tempi più rapidi per la messa in campo se non di soluzioni definitive, quantomeno di progetti sperimentali mirati a ridurre l’indebitamento, quanto meno a frenarlo.

Il primo stop “costituzionale” a causa dell’incertezza sulle risorse economiche eventualmente a disposizione - Maroni e la sua giunta avevano parlato di 15 milioni di euro circa derivanti dai sovraccanoni delle concessioni idroelettriche scadute ed entrate in esercizio provvisorio con la proroga di cinque anni prevista dalla legge - ed ora l’ipotesi dell’iter legislativo sono come una doccia fredda.

«Sentiamo solo annunci, proclami, ma qui servono atti concreti - dice Nana -. Invece si sta rinviando tutto un’altra volta. Gli impiantisti, nonostante tutto, continuano ad investire, ma avrebbero bisogno di una mano concreta, di un aiuto per risolvere le annose questioni dei costi». Quelli dell’energia innanzitutto, voce che incide più pesantemente sui conti delle società. «Non c’è alcun tentativo di soluzione - continua Nana - si gira continuamente intorno al problema, ma non lo si affronta mai. I debiti continuano ad accumularsi e si continueranno così a pagare gli interessi sui mutui in un circolo vizioso che non porterà da nessuna parte». Un’esposizione debitoria di 165 milioni di euro a a fronte di un fatturato annuo complessivo di 64,5 (il 58% del quale a Livigno) che rischia di incocciare pesantemente nei cambiamenti in atto anche nel sistema bancario locale.

Situazione fortemente critica per un comparto nevralgico che in valle impiega 600 persone tra dipendenti fissi e stagionali. «Il punto - insiste Nana - è che inizieremo un’altra stagione esattamente come l’abbiamo terminata: all’insegna della totale incertezza».

Già perché siamo alla fine di luglio e l’iter per la stesura della nuova legge secondo quanto annunciato a Milano partirà a settembre e non c’è alcuna certezza su quando terminerà e soprattutto su quale tipo di copertura finanziaria potrà contare . Ma intanto gli operatori cominceranno a lavorare nell’ottica dell’imminente inverno.

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