
Economia / Sondrio e cintura
Mercoledì 12 Aprile 2017
Il vino di Valtellina conquista Vinitaly. «Sguardo al futuro»
Tutto esaurito nello stand a Verona. Moioli: «La nostra terra non ha paura di confrontarsi con realtà importanti e conosciute come la Franciacorta»
VERONA
Il fatturato delle aziende del vino negli anni della crisi è cresciuto del 20%. La ragione di questo trend è chiara: il nebbiolo delle Alpi piace e l’attenzione del pubblico cresce. Per Mamete Prevostini, presidente del Consorzio di tutela vini della Valtellina, il bilancio degli ultimi anni di attività è senza dubbio positivo e l’inizio di questo trend coincide proprio con l’avvio della nuova formula della presenza al Vinitaly. Ieri al termine dell’edizione 2017 della fiera di Verona, l’enologo valchiavennasco ha rilevato la presenza di una situazione da tutto esaurito nello stand.
«Dopo otto anni di presenza al Vinitaly con questa modalità possiamo dire di aver creato un polo di attrattiva per il quale la Valtellina è diventata un punto di riferimento per una gran parte dei visitatori – ha spiegato Prevostini -. Il padiglione Lombardia ai due estremi ha le due zone che in questo momento hanno un appeal: noi e la Franciacorta».
«Il nostro appare come un territorio particolare con un messaggio unico: siamo il nebbiolo delle Alpi. È un riconoscimento ben preciso. La volontà espressa nel 2009 di voler venire tutti assieme sta garantendo degli ottimi risultati. Il consumatore che prima esprimeva curiosità ora mette in campo un vero e proprio interesse nei nostri confronti».
L’allestimento è stato curato da Giacomo Mojoli, che ha scelto i colori pop di Andy Warhol nello stand a forma di anfiteatro, con al centro il bancone delle degustazioni, intorno venti espositori.
«Se dovessi partire dal concetto che ha animato la realizzazione di questo stand, il più originale del padiglione, la frase sarebbe “voltiamoci avanti” - ha sottolineato -. Il mondo del vino valtellinese aveva bisogno di “popizzarsi”, non certo di un’identità che ha già ed è ben nota. Vogliamo raccontare la Valtellina del futuro. Una terra che non ha paura a confrontarsi con realtà importanti come la Franciacorta».
«Lo scopo era lanciare un messaggio forte, basato su aziende storiche e su tante piccole realtà giovani che stanno animando la tradizione producendo un vino complesso, ma certamente non complicato. Lo dicevo ieri all’amico Paolo Farinetti: bere Valtellina fa “figo”».
Vinitaly rappresenta anche una buona occasione per fare il punto sulla produzione. «Del consorzio fanno parte circa cinquanta aziende, per un totale di circa tre milioni di bottiglie. Si è raggiunto un equilibrio fra produzione e vendita».
Una questione centrale è quella del prezzo. «Bisogna fare in modo che il consumatore finale percepisca il prezzo del vino valtellinese più alto rispetto a quello attuale – ha concluso Prevostini -. Si tratta di un lavoro lungo, da costruire cercando di far capire cosa c’è non soltanto nel bicchiere, ma anche intorno».
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