Nasce il governo che unisce il berlusconismo con il suo patetico antiberlusconismo. Povera Italia, poveri noi. Si sta entrando nella repubblica presidenziale che completa la magistrale opera anticostituzionale del venerabile Gelli.
In ventanni i due schieramenti intervallati dai governi tecnici hanno portato alla miseria le persone e il Paese, portato all'esasperazione generale e alla vittoria delle subculture più retrive, al rifiuto della politica, alla perdita della propria storia e al leaderismo salvifico e alla fine dei partiti. Senza Grillo la percentuale del voto valido sarebbe andata sotto il 60%, i due "ber" perdono milioni di voti eppure si sentono a loro modo vincitori.
Angelo Ferrarello
Bersani è arrivato primo, ma non ha vinto le elezioni. Berlusconi è arrivato secondo, e ha vinto il dopo elezioni. Grillo è arrivato fra i primi tre e ha scelto di perdere invece che di vincere nelle trattative postelettorali.
Se non si fosse rifiutato ad alcun accordo, avrebbe favorito la nascita d'un governo Pd-5 Stelle. O perlomeno messo Bersani nella imbarazzante condizione di dirgli un no di fronte a ipotesi concretamente praticabili. La sensazione è che il treno da otto milioni di passeggeri non passerà più, per Grillo.
Se ne giova Berlusconi: temeva di finire in definitiva minoranza e invece è l'azionista di maggioranza del governo. La golden share la detiene lui: Letta ne sarà condizionatissimo. Ma Letta (e tramite lui il Pd finito a pezzi) non aveva altra possibilità che allearsi con Berlusconi. Berlusconi è stato il più politico di tutti, Bersani il meno. Grillo è rimasto fuori della politica: i suoi elettori ne sono delusi. Si chiedono a che cosa sono serviti i loro voti.
Max Lodi
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