Il sindaco minaccia dimissioni
«Altri profughi? Me ne vado io»
Esino ne ospita già 41 e la Prefettura non esclude di inviarne ancora trenta. «I rifugiati presenti si sono integrati, fanno lavori utili. Ma ora basta, c’è un limite a tutto»
«Se arrivano altri profughi porto le mie dimissioni in consiglio comunale. Sarà l’assemblea a decidere se dovrò abbandonare la carica».
Frasi clamorose, quelle del primo cittadino di Esino, Pietro pensa, che mette sul piatto l’extrema ratio: «Se arrivano loro, me ne vado io».
E la grana profughi adesso esplode in tutta la sua gravità
Nella struttura privata di Esino sono ospitati quarantuno profughi, la prefettura di Lecco non ha escluso di spedirne qui un’altra trentina.
Già quattrocento firme - Esino conta circa settecento abitanti -, apposte sulla petizione che sollecita la prefettura a dire basta al trasferimento dei profughi nel paesino lariano. Il sindaco Pensa appoggia i cittadini: per dimostrarlo è anche disposto a mollare la carica «per l’amor del mio paese».
«Devo onestamente ammettere - esordisce Pensa -, che i profughi attualmente ospitati ad Esino si stanno integrando nella nostra realtà: li vediamo alle feste, in chiesa. Li abbiamo impiegati in lavori di pubblica utilità e hanno rimesso a nuovo panchine e altri arredi urbani». Tutto bene, allora? No: «Siamo arrivati ad un punto - dice sempre il sindaco Pensa -, che non sappiamo più letteralmente cosa far fare a queste persone. Esino è un Comune che si distingue per la sua accoglienza ma, in termini assolutamente oggettivi, non possiamo più accogliere altri profughi». «Qualcosa da fare ci sarebbe sì - incalza Pensa -: la bonifica dei sentieri montani. Ma, signori, come si può pensare di spedire in quota uomini che mai hanno visto una montagna? Sono sicuro che lavorerebbero benissimo, ma il rapporto tra loro e gli accompagnatori dovrebbe essere uno ad uno. Non abbiamo tutta questa disponibilità di dipendenti e volontari»..
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