
Cronaca / Lecco città
Domenica 19 Novembre 2017
Il questore: «La legge
non consentiva di arrestarli»
Blitz in via Ferriera Il questore Guglielmino: «I migranti denunciati hanno ancora il permesso provvisorio. «Erano in trenta con un chilo e mezzo di droga leggera. Ne stiamo seguendo i movimenti sul territorio»
Trentatrè migranti vagano sul territorio dopo aver ricevuto una denuncia per spaccio di droga. Tredici erano ospiti del Ferrhotel, 8 erano già stati allontanati da altri centri, 1 aveva ottenuto protezione internazionale, 2 erano in e 9 provenivano da altri centri di accoglienza del territorio. Tutti sorpresi in via Ferriera o dentro il Ferrhotel, a spacciare o a conservare modiche, ma significative, quantità di hashish e marijuana. La gente, non solo la Lega, si chiede come mai non siano stati arrestati. E dove siano queste persone potenzialmente pericolose.
L’operazione
Il questore Filippo Guglielmino non si sottrae: «La situazione era nota, conclamata, ed è stata studiata a tavolino con sindaco, Prefetto e le altre forze dell’ordine già da un mese. I risultati dell’operazione fotografano una situazione esistente. Dispiace dirlo ma se c’era l’offerta è perché c’era anche la richiesta». Insistiamo. Perché non sono stati arrestati o espulsi? «Perché la posizione dei migranti richiedenti asilo è tutelata dalla Costituzione che stabilisce proprio di valutare se hanno diritto a restare sul suolo patrio. I tempi per la valutazione della commissione territoriale sono lunghi. Abbiamo soggetti soccorsi in mare che spacciavano, è vero, ma ora dovranno andare a processo ed essere poi valutati per quello che hanno fatto. Perdono nell’immediatezza il diritto all’accoglienza. Per ora non perdono ancora il permesso di soggiorno provvisorio che hanno in mano». Poi, però, il Questore di Lecco ammette che della cosa si stanno occupando anche a livello nazionale non solo locale: «Anche il Gabinetto del Ministro dell’Interno si è interessato a questo fenomeno. Intendo non solo il dipartimento di Polizia ma anche il dipartimento delle libertà civili e dell’immigrazione che presiede alle commissioni territoriali e deve ottenere dai sindaci la possibilità di avere un centro d’accoglienza e/o di respingimento sui vari territori. Ma più di così non posso dire».
Una spiegazione “tecnica” al mancato arresto, però, c’è: «L’attività di spaccio era di modica quantità e quando ci siamo confrontati con la Procura della Repubblica, è risultato che l’attività di vendita e acquisto al dettaglio, a prezzi anche modici, rischiava di non giustificare l’arresto. Se avessimo potuto, li avremmo arrestati, a prescindere che fossero extracomunitari o italiani. Avremmo proceduto allo stesso modo per degli italiani. Complessivamente, però, 1,5 chili di droga leggera, distribuiti però tra più di 30 persone, non era molto in base alle nuove normative (che hanno sostanzialmente reintrodotto il concetto di “modica quantità”, n.d.r.). Abbiamo fatto un “intervento chirurgico”. Ma se non ci sono gli estremi per l’arresto, non procediamo: se lo avessimo fatto probabilmente non ci sarebbe stato la convalida dell’arresto stesso».
Cosa fanno ora?
Di sicuro, però, al posto di un buco si è creata una falla: i 33 migranti sono in giro senza un tetto e cibo. E si può pensare che faranno ricorso ancora alla droga per sopravvivere, almeno in qualche caso: «C’è un vuoto legislativo - ammette Guglielmino - ma qui mi fermo. Restano sul territorio, è vero, ma la situazione è monitorata. Stiamo procedendo con altre indagini sulle varie posizioni, che sono da analizzare singolarmente, e se ci saranno gli estremi procederemo anche ad espulsioni. Non sono lasciati a sé stessi».
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