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Venerdì 19 Aprile 2013
Il professore morbegnese
«Ero alla maratona di Boston»
«Ero distante 5 minuti dal luogo dell'esplosione - ricorda il docente valtellinese -. Per fortuna quest'anno ero meno allenato che in passato e così sono rimasto sopra i miei soliti tempi, altrimenti sarei stato nel pieno del trambusto. Fino a tre settimane fa ho accompagnato mia figlia Julia in giro per l'America per partecipare alle regionali di sci nordico e, quindi, il tempo per prepararsi alla gara è stato limitato»
«Ero distante 5 minuti dal luogo dell'esplosione - ricorda il docente valtellinese -. Per fortuna quest'anno ero meno allenato che in passato e così sono rimasto sopra i miei soliti tempi, altrimenti sarei stato nel pieno del trambusto. Fino a tre settimane fa ho accompagnato mia figlia Julia in giro per l'America per partecipare alle regionali di sci nordico e, quindi, il tempo per prepararsi alla gara è stato limitato».
Il ricordo dell'esplosione è nitido: «Mancavano poco più di mille metri al traguardo e stavo correndo con un amico e mia figlia, che ha percorso con me gli ultimi 12 km del tracciato - rivela Schiantarelli -. Abbiamo sentito uno strano rumore, paragonabile a quello che senti dopo un tuono. Non ci siamo spaventati perché non era ben chiaro cosa fosse successo. Dopo duecento metri la polizia, però, ci ha fermato. Eravamo nel punto nel Commonwealth Avenue passa sotto Massachusetts Avenue, poi si gira a destra a Hereford St e successivamente a sinistra a Bolylston St e quindi si imbocca il rettilineo finale. Eravamo con altri centinaia di podisti e la polizia ci avvisato che erano scoppiate due bombe nella zona del traguardo».
Il primo pensiero del professor Schiantarelli è stato quello di mettersi in contatto con la moglie: «Ero tranquillo perché lei non ci aspettava al traguardo ma a casa di un amico a qualche isolato dal traguardo, tuttavia lei poteva essere preoccupata per noi perché non poteva sapere il punto esatto dove ci trovavamo. Mi sono fatto prestare un telefonino e l'ho avvisata che eravamo sani e salvi».
La signora Schiantarelli, Lisa Lynch, è anche lei una professoressa universitaria, subito si è resa contro dell'accaduto, che quel frastuono l'avevano provocato delle bombe: «A mia moglie - afferma il valtellinese - l'assordante scoppio ha ricordato le bombe degli attentati dell'Ira a Londra sul finire degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 quando noi eravamo studenti nella capitale inglese».
Una volta rincuorata la moglie, padre e figlia hanno percorso una strada alternativa e sempre di corsa hanno raggiunto la donna. «A quel punto, però, ci è venuto il pensiero che se fossimo stati cinque minuti più veloci saremmo stati nella zona dell'esplosione. C'è da chiarire che sono stati gli spettatori più dei podisti ad essere coinvolti. Vittime e feriti sono in gran parte familiari che erano in attesa dei parenti. Noi stiamo bene, ma è stata una terribile tragedia. Julia ben difficilmente potrà dimenticare questa esperienza tragica e tristissima per le vittime e loro famiglie».
Proprio in occasione della maratona di Boston del 2010 Schiantarelli aveva percorso il tratto più impegnativo, "le colline", della maratona in compagnia di due livignaschi, l'albergatore Erio Galli e il farmacista Didier Pderini.
Schiantarelli non ha più parenti in Valtellina - mamma e sorella vivono a Milano - ma ha conservato profondi legami con la terra di origine. Non a caso lo scorso mese di febbraio è stato il protagonista della serata del Rotary club Sondrio sulla fuga di cervelli all'estero, come è il suo caso.
«Ho tanti amici in Valtellina a sono quasi tutti podisti - afferma il morbegnese trapiantato a Boston da oltre vent'anni, dopo aver insegnato anche in Inghilterra -. Ho mandato un messaggio per tranquillizzarli. Più volte ho partecipato alla mezza maratona Re Stelvio e ho un appartamento all'Aprica».
Tanti ex liceali del Piazzi della metà degli anni Sessanta sicuramente si ricordano di Schiantarelli, ora diventato anche uno dei sopravvissuti della maratona di Boston.
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