Società e Costume
Mercoledì 27 Giugno 2012
Il padre di Amy Winehouse
«Rovinata dal perfido Blake»
Un libro a un anno dalla morte della cantante, con l'accusa al marito di aver fatto provare quel mostro chiamato cocaina e a farla sprofondare nella dipendenza e nella sofferenza
ROMA - Odio, dolore e rabbia. Sono i sentimenti che il padre di Amy Winehouse ha riversato nel libro “Amy, mia figlia”.
Un diario scritto per sentirla ancora in vita, di Mitch, il padre di Amy Winehouse scomparsa tragicamente da quasi un anno e mai dimenticata da milioni di fan.
Il libro inizia con i ricordi più cari di Mitch. Tutto caratterizzato da un'allegria e una vivicità particolare, culminata in una sfolgorante carriera, grazie a una voce che incanta.
Poi l'inizio della fine. Che il padre scrittore colloca nel 2006, anno in cui nella vita di Amy capita il peggio. Dapprima la morte della nonna e poi Blake Fielder Civil, uno scapestrato, come dice Mitch la cui famiglia è qualcosa di orribile e che subito attira la sua antipatia.
Mitch prova a spiegare alla figlia che quello non è l'uomo adatto a lei, ma Amy se ne innamora perdutamente e lo sposa. E sarebbe stato proprio Blake a far provare alla figlia quel mostro chiamato cocaina. È lui, spacciatore di lunga data, che diventa il suo fornitore di droga e la fa precipitare nella sofferenza e nella dipendenza.
La cattiva influenza di Blake rovina Amy anche quando viene ricoverata in ospedale per disintossicarsi. La cantante sta cercando di riprendersi quando Mitch viene a sapere da un medico che un amico di Blake ha infilato della cocaina in un orsacchiotto ed è quasi riuscito a farlo recapitare alla ragazza, che se lo avesse ricevuto si sarebbe drogata di nascosto. E la cosa si sarebbe ripetuta quando Amy era ricoverata, per l'ennesima volta, nella London Clinic di Londra.
Il libro di Mitch rappresenta dunque lo sfogo amaro del padre. E un punto di riferimento per i tanti fan che mai hanno dimenticato Amy e la sua voce.
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