È il settimo Natale, che vivo a Lecco. Mi sento a casa. Percepisco tutti i lecchesi, di origine e di adozioni, credenti o non credenti, come la mia grande e immensa famiglia.
Nei giorni prima del Natale ho incontrato molte famiglie, tante realtà istituzionali, alcune aziende, banche e negozi. Mi sono immerso nel vissuto vitale della nostra stupenda città.
Sono stato coinvolto, anche emotivamente, dalla gioia di alcune mamme in attesa di un bambino, dalla sofferenza di numerose persone sole, dalla serenità di parecchie famiglie, dalla preoccupazione di molte persone disoccupate o prese dall’incertezza del posto di lavoro.
Nella notte di Natale porterò tutti questi a quel Bambino nato a Betlemme. Insieme a quelli della mia Lecco, vorrei presentare a Gesù Bambino tutti i popoli della terra, proprio all’inizio faticoso e contraddittorio di questo terzo Millennio.
L’elenco è lungo: lo squilibrio spaventoso tra i pochissimi ricchi e i moltissimi poveri; il conflitto strisciante tra i paesi dell’Occidente e quelli dell’Oriente; la contrapposizione tra il mondo occidentale e quello mussulmano con le punte preoccupanti di fondamentalismo; le continue stragi degli Innocenti in Italia, in Pakistan, nello Yemen, in Messico ed in Australia…
Sto convincendomi sempre di più, non solo come credente e prete ma anche come uomo, che da soli siamo incapaci di uscire da questa spirale di violenza, di ingiustizia e di morte. “Invano l’uomo costruisce la città senza Dio” (Salmo 127,1).
La crisi attuale non è solo economica, ma morale e soprattutto esistenziale. Abbiamo cancellato Dio dalla nostra vita, abbiamo annullato ogni criterio del vero e del falso, del giusto e dell’ingiusto, del bene e del male, del bello e del brutto.
Abbiamo l’umiltà e il coraggio di andare dal Signore Gesù, dal Figlio di Dio che è diventato uomo: Lui solo ci può salvare. Egli ha assunto la nostra condizione umana, ci ha liberato dal male e ci rende creature nuove.
Non ci rendiamo conto abbastanza che il Natale è la nascita del Figlio di Dio come uomo ed è la nostra nascita come figli di Dio. Da quella grotta di Betlemme scaturisce una umanità nuova.
La strada che Gesù ci indica non è l’egoismo, non è la bramosia, non è la contrapposizione e non è la vendetta, ma è l’amore, è la solidarietà, è il dialogo ed è il perdono. Lui ci dà questa capacità, questa energia nuova. “Non lasciamoci vincere dal male, ma vinciamo il male con il bene” (Romani 12,21).
II Natale di Gesù non è una favola, ma un evento. Non aspettiamo che gli altri si muovano, cominciamo noi. Riandiamo da lui a Betlemme. Se accogliamo quel Bambino e lo facciamo nascere dentro di noi, ci dona un cuore nuovo, capace di amare in modo gratuito. Buon Natale a tutti!
(prevosto di Lecco)
© RIPRODUZIONE RISERVATA