Il legame tra Carlo V , Ariosto e Tiziano

Le relazioni lavorative tra i tre personaggi ricostruite dagli esperti Caneparo e Sassu

Carlo V, Tiziano e Ariosto. L’imperatore Carlo V, dopo una prima riluttanza, riconosce in Tiziano il carisma del grande pittore e fa di lui il suo ritrattista di fiducia. Il poeta Ariosto, d’altro canto, nel 1532 ha donato una copia della terza edizione dell’Orlando Furioso all’imperatore Carlo V, ospite dei Gonzaga a Mantova. Se aggiungiamo che un ritratto di Carlo V di Tiziano e bottega, proveniente dagli Uffizi di Firenze, è ospitato nel Salone d’onore del museo palazzo Besta di Teglio e che, proprio nella stessa sala, corrono sulle pareti affreschi ispirati al poema ariostesco e che pure il sovrano appare in un riquadro, si capiscono sia l’eccezionalità della mostra su Carlo V a Teglio sia quanto la casata Besta fosse aggiornata sulle novità europee e connessa con artisti, letterati, musicisti, filosofi e uomini d’arme.

La datazione

Questa fitta rete di relazioni è stata sviscerata in maniera accattivante e con un linguaggio accessibile che ha consentito a tutti un’immediata fruizione da Federica Caneparo, docente della University of Chicago, Department of Romance Languages and Literatures, e da Giovanni Sassu direttore dei Musei di Rimini. Invitati dalla Direzione regionale musei Lombardia e dall’associazione Bradamante, i due esperti hanno dialogato su politica, arte e poesia attraverso i legami e gli incontri diretti fra l’imperatore Carlo V, Tiziano Vecellio e Ludovico Ariosto.

«Il ritratto esposto a palazzo Besta rimanda ad un incrocio di personaggi, ad un duplice spazio (Mantova e Bologna) e un arco di tempo (1532-1533) – ha spiegato Sassu -. Siamo negli anni in cui Carlo si muove in Europa; quando arriva in Italia ha un obiettivo: farsi incoronare imperatore. Il suo compito sarà quello di pacificare l’Europa. Carlo ha modo di conoscere Tiziano, pittore capace di qualsiasi cosa e di indagare bene la psicologia dei personaggi. Tiziano realizza numerosi ritratti, soprattutto il ritratto di Carlo V in arme che è andato perduto».

Gli storici si dividono sulla datazione. Durante il viaggio dell’incoronazione (1529-1530), sulla via verso Bologna, Federico II Gonzaga incontra Carlo V; per l’occasione prepara doni per il futuro imperatore, tra i quali la realizzazione di un ritratto da parte della giovane stella della pittura in quel momento, Tiziano appunto.

Le fonti non confermano l’esistenza di rapporti tra i due a questa data, se non quelle fugaci di una breve presentazione, poiché il sovrano cambia in corsa il suo programma di viaggio. Per tale ragione, e verosimilmente dopo una più approfondita conoscenza delle doti di Tiziano, Carlo V avrebbe posato per il pittore durante il secondo viaggio in Italia (1532-1533). Ironia della sorte, anche questo ritratto è perduto. Lo conosciamo tramite diverse copie o varianti, tra cui un’incisione di Giovanni Britto e una replica realizzata da Peter Paul Rubens nel 1603.

Questo primo modello tizianesco ritrae l’imperatore a mezza figura, in armi pregiate. L’incisione di Britto tradisce, inoltre, nella posa con la spada sguainata verso l’alto sulla spalla, costumi d’oltralpe. Si tratta, però, di una testimonianza importante del primo rapporto di collaborazione fra Tiziano e Carlo V, avvenuto in anni cruciali (1530-1533) per la costruzione dell’immagine pubblica del sovrano, cui il pittore dà un contributo fondamentale.

Il ritratto presente a palazzo Besta è l’unico esemplare tizianesco che ritragga l’imperatore armato, a figura intera, giunto fino ad oggi. Viene raffigurato un uomo maturo, in posa solenne ma al contempo pacata. Lo sguardo intenso e fermo. Armato, ma senza elmo; non sfodera la spada, tiene saldo il bastone del comando. Un uomo di guerra, ma anche un politico accorto. Conquistatore, ma portatore di pace.

Diventò una moda

«L’immagine dell’uomo di potere a figura intera e in armatura è introdotta da Tiziano e diventa il modello ufficiale del ritratto di Stato circolante in Europa – ha detto Sassu -. Rispetto al tradizionale ritratto di corte, riflette le fattezze fisiche sottolineando il potere militare dell’imperatore, fondendo l’identità individuale con il concetto di dignità imperiale. Tiziano diventa ritrattista ufficiale dell’imperatore tanto che, nel 1533, Carlo V lo fa “cavaliere palatino”. Tiziano e Carlo generano una moda: da quel momento tutti i potenti di Italia e d’Europa si fanno raffigurare. Interrompono cioè la moda del ritratto di corte e fanno il ritratto di Stato che è ritratto delle qualità morali e politiche».

La scelta compositiva della figura a tre quarti e l’uso delle fonti di luce consentono al pittore di giocare con i riflessi del metallo, facendo risaltare l’armatura sul fondo scuro. Il recente restauro ha messo in luce una tecnica pittorica raffinata, soprattutto nella realizzazione dei rossi; la fusciacca sul petto, le piume sull’elmo, il drappo sottostante. Tre elementi, ottenuti mescolando pigmenti e lacche diversi, che aggiungono vivacità all’autorevole figura dell’imperatore.

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