Cronaca / Valsassina
Lunedì 18 Dicembre 2017
Il grazie di tutta la città
a Renato Corbetta
I funerali: la cerimonia presieduta da monsignor Busti, le parole del figlio: «Vorrei ricordare l’ostinazione con cui ha affrontato gli impegni e le prove della vita»
Ai funerali di Renato Corbetta, celebrati ieri pomeriggio in basilica San Nicolò a Lecco, c’era anche monsignor Roberto Busti, già prevosto di Lecco e vescovo di Mantova.
Riconoscenza
È stato lui a presiedere la messa funebre concelebrata da tanti sacerdoti tra cui monsignor Franco Cecchin, attuale prevosto di Lecco, don Mario Proserpio, cappellano delle carceri di Pescarenico, e padre Angelo Cupini della Casa sul Pozzo di Chiuso. Anche questa una dimostrazione di grande riconoscenza ed affetto nei confronti di un personaggio che ha lasciato un grande segno nella nostra città e nella “sua “ Valsassina.
Potremmo dire che Renato Corbetta ci ha lasciato così come è vissuto, nel segno di una serenità e di una generosità che ha sempre coinvolto chi lo ha conosciuto e ha avuto la fortuna di condividere con lui un pezzo di strada. Tantissimi lecchesi hanno voluto stringersi attorno alla moglie Adelia, ai figli Stefano e Luca, ma l’impressione palese, ieri in basilica, non era quella di una addolorata tristezza, quanto piuttosto di una serena riconoscenza.
Con il sindaco di Lecco, Virginio Brivio, c’era anche il gonfalone della città di Lecco, in quanto Renato Corbetta fu insignito della benemerenza cittadina nel 1983. Tanti i personaggi illustri presenti alla cerimonia funebre, troppi per citarli tutti: un segno palese della testimonianza virtuosa lasciata da quest’uomo nella sua comunità.
Lo ha ricordato monsignor Roberto Busti nella sua omelia: «Quella di Renato è stata una vita spesa per la famiglia e per la comunità lecchese e della Valsassina. Oggi di lui abbiamo qui le sue spoglie ma la sua anima è altrove, anzi è nella casa del Padre, faccia a faccia con Dio. La fede di Renato è sempre stata profonda, mai bigotta e l’ha dimostrata in tutta la sua esistenza. Tutto quello che ha fatto è stato segnato dalla generosità assoluta al solo scopo di far del bene agli altri. Renato ora è a tavola con Gesù e non mi meraviglierei se gli chiedesse di organizzare qualche cosa anche in cielo».
Come le foglie
Molto toccanti sono state anche le parole del figlio Stefano, incentrate intorno all’immagine dell’albero, delle sue foglie, delle sue radici, simboli efficaci per descrivere alcuni aspetti della figura paterna: «Di mio papà vorrei ricordare l’ostinazione con cui affrontava le prove della vita, simile a quella delle foglie che restano abbarbicate al loro ramo, ma anche i frutti che ha prodotto la sua esistenza. Di tutto quello che ha organizzato mi piace ricordare un aspetto sostanziale: lo ha sempre fatto solo per passione mai per tornaconto personale. E ancora ha aiutato tantissime persone, le ha sapute ascoltare e sostenere. Il suo testamento spirituale ce lo ha scritto lui stesso ed è quello di essere sempre disponibili nei confronti di chi ha bisogno. Parole che non dimenticheremo mai».
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