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Lunedì 03 Giugno 2013
Il Grand Hotel Posta
in autunno cambia gestore
Tornerà di nuovo tutto valtellinese il Grand Hotel della Posta di Sondrio. Le chiavi dell'Hotel della Posta passeranno così da Gian Paolo Fumagalli, attuale gestore, alla famiglia Giacomelli di Livigno.
SONDRIO Tornerà di nuovo tutto valtellinese il Grand Hotel della Posta di Sondrio. Dopo 35 anni di gestione iniziata negli anni Settanta - quasi un binomio inscindibile, si diceva allora - con l'imprenditore e albergatore di Sondrio, Renato Sozzani e la moglie Jole, durata fino al 2006; dopo due anni di restauro e ristrutturazione (2006-2008), e dopo altri sei di gestione "brianzola", ora la lussuosa struttura ricettiva nel cuore della città, antica di 158 anni, cambia nuovamente gestione e ritorna nelle mani di un imprenditore locale.
L'albergo passa nelle mani di un imprenditore storico del settore della ricezione sul territorio. Le chiavi dell'Hotel della Posta passeranno così da Gian Paolo Fumagalli, attuale gestore, alla famiglia Giacomelli di Livigno, in particolare ai figli Aldo e Matteo, famiglia a capo di un vero e proprio impero fra alberghi e catene di negozi nel Piccolo Tibet.
È dello scorso autunno, fra l'altro, la celebrazione da parte della famiglia Giacomelli dei cent'anni di attività del primo albergo e hotel storico della famiglia, il Concordia. Così come altrettanto recente è stata l'inaugurazione del loro ultimo albergo a Livigno, il «Lac Salin».
Termina, quindi, per il Grand Hotel della Posta, la parentesi della gestione "fuori provincia", con la conduzione dell'imprenditore Fumagalli, chiamato nel capoluogo dal Credito Valtellinese, proprietario del Grand Hotel, per la gestione del periodo post-ristrutturazione.
Una frase riecheggia, raccontano ancora oggi, pronunciata da Fumagalli al suo arrivo in città nel prendere possesso della struttura: vorrei far diventare il Grand Hotel Posta il Villa d'Este della Valtellina, rifacendosi così all'immagine lussuosissima del centro in riva al lago di Como a Cernobbio.
Forse troppo poco tempo a disposizione, ma di quel proposito è rimasto forse solo l'annuncio, l'Hotel della Posta non è riuscito a varcare di molto i confini provinciali, a differenza della risonanza internazionale di cui gode invece il "gemello" comasco.
Finisce comunque questa fase, e riparte con un rilancio tutto valtellinese. «Siamo in una fase ancora di trattative - confida Matteo Giacomelli -, ancora non è concluso nulla, ma quella resta una concreta possibilità». Non va oltre, ma il passaggio si capisce potrebbe avvenire dopo l'estate, fra l'autunno e l'inizio del prossimo inverno. Una scelta dettata e ricaduta sui Giacomelli non solo per l'indubbia esperienza e capacità imprenditoriale della famiglia di Livigno nel settore e nel mondo degli affari, ma anche favorita dallo stretto e lungo rapporto di amicizia fra gli stessi Giacomelli e i vertici del Creval, in particolare con il presidente Giovanni De Censi.
Particolare così come il rapporto fra il Creval e il Posta, oltre che storico. A cominciare da quando fu riaperto dopo i due anni di ristrutturazione. «È un regalo che il Credito Valtellinese fa alla città di Sondrio per festeggiare il centenario dell'istituto - aveva detto Fernando Grattirola, l'architetto che aveva diretto i lavori assieme al collega Stefano Tirinzoni.
La ristrutturazione era costata 10 milioni, necessaria, e che si dice abbia portato oggi il valore complessivo del Grand Hotel della Posta intorno ai 50 milioni di euro.
Ma la banca aveva ritenuto prioritariamente opportuno «salvare un pezzo di storia che, diversamente, avrebbe lasciato il posto a una locanda o a un condominio». E il particolare legame tra il Credito Valtellinese e il Grand Hotel della Posta, risale molto più indietro, fino agli anni Venti, quando il gruppo bancario si trovò in gravi difficoltà finanziarie; l'allora presidente Creval, Enrico Vitali, e proprietario dell'albergo, lo diede in garanzia e l'istituto riuscì a ottenere la liquidità necessaria per risollevarsi dalla crisi. Costruito nel 1855, l'hotel divenne poi proprietà del Credito nel 1947.
Il Posta divenne subito il cuore pulsante della città, che «alla sera - si legge nei racconti di allora - sembra svuotarsi sotto l'ombra incombente della montagna ma che rivive, nei saloni sfavillanti per l'aperitivo o per una riunione di notabili».
Mitici sono rimasti i giorni terribili e raccontati dell'alluvione dell'87, quando l'albergo divenne la centrale operativa dei giornalisti, la base per tecnici e politici, la sede degli incontri con il ministro Gaspari. «Furono momenti frenetici, con le linee telefoniche roventi, le cucine che andavano 24 ore su 24. Si potrebbe dire che in quei giorni il Posta sostituì quasi la prefettura». Quella la storia. Ora il programma prevede di riportare il Posta semplicemente al suo antico splendore e fama di Grand Hotel della Valtellina.
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