Cronaca / Morbegno e bassa valle
Venerdì 25 Ottobre 2013
«Il giudice di pace
resta in servizio»
L’equivoco sulla soppressione dell’ufficio giuridico ha creato allarme tra i cittadini del Morbegnese - «Senza si nega il diritto a difendersi dei cittadini»
Via dal 13 settembre la sezione staccata del Tribunale di Morbegno, ma il giudice di pace c’è ancora nella cittadina del Bitto, come c’è a Chiavenna e a Tirano ed è regolarmente aperto all’utenza, come lo è stato per tutti questi anni. La riforma della giustizia e i tagli dei piccoli tribunali hanno creato non poca confusione tra i cittadini che in quest’ultimo mese hanno tempestato di telefonate gli uffici del giudice di pace per chiedere se il servizio è ancora attivo e addirittura Poste italiane aveva cominciato a inviare la corrispondenza del giudice di pace a Sondrio, bypassando Morbegno.
«Noi resteremo sicuramente aperti ancora per gran parte del 2014 - assicura l’avvocato di Como Rosa Terzolo, giudice a Morbegno da 12 anni - e comunque la chiusura sarà resa a nota a tempo debito, anche se ritengo che la soppressione di quasi mille uffici giudiziari in tutta Italia non sia stata una scelta corretta, né saggia».
E l’avvocato ne spiega le ragioni. «È mancato il dialogo con gli addetti ai lavori, con le autonomie locali, non si è fatta una valutazione oggettiva dell’impatto sull’utenza, ma è prevalsa la sola logica economica, ammesso che ci sia un effettivo beneficio per le casse dello Stato, si è volutamente fatto passare il messaggio che le richieste dei sindaci e delle organizzazioni di categoria fossero portatrici di interessi campanilistici o peggio interessi di categoria, invece di legittime richieste volte a mantenere i servizi per i cittadini».
Gli effetti della chiusura dei giudici di pace in provincia di Sondrio, porterebbero, secondo Terzolo, alla negazione di fatto del diritto a difendersi. «In un ambito territoriale come il nostro, con le criticità viarie e di trasporto pubblico che ben conosciamo, vuol dire scaricare i costi e i disagi in modo più o meno occulto sui cittadini, mentre invece, secondo me, le competenze dei giudici di prossimità andrebbero ampliate, anche per sgravare le sedi centrali che adesso fanno fatica a smaltire la mole di richieste». Terzolo ritiene che al Gdp potrebbero essere affidate le separazioni e i divorzi consensuali, parte della volontaria giurisdizione come le amministrazioni di sostegno (che fino al 13 settembre si facevano a Morbegno), prevedere l’aumento di valore per le cause civili e i decreti ingiuntivi, riducendo così anche i tempi di risposta della giustizia.
«Nei giorni scorsi abbiamo emesso un decreto ingiuntivo nell’arco di una settimana e non credo ci siano molti uffici in Italia con queste performance» precisa l’avvocato. «Una riforma corretta ed efficace della giustizia passa attraverso una riduzione ragionevole degli uffici giudiziari, ma per primo deve contemplare una rivisitazione dei codici penale e civile intervenendo su tutta la materia unitamente ad una riqualificazione del personale giudiziario, informatizzando e modernizzando il lavoro, ma non solo a parole. Nel penale si rende necessaria una depenalizzazione dei reati minori, trasformandoli in illeciti amministrativi, nel civile procedure più snelle e vincolata ai tempi». Terzolo confida in un ripensamento del Governo e che sulla spinta delle nove Regioni che hanno chiesto un referendum sulla geografia giudiziaria «gli uffici dei Gdp collocati nelle sedi delle sezioni distaccate dei tribunali soppressi siano mantenuti».
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