Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 01 Agosto 2022
Il ghiacciaio Fellaria si scioglie, al suo posto un lago enorme
Reportage E’ il più grande bacino d’acqua naturale della Valmalenco Il rapporto: «Il Fellaria esaurito per il 2034, se non cambia il clima»
Loro e nostro malgrado, sono i grandi osservati speciali degli ultimi anni: veri e propri testimoni del cambiamento climatico in atto, i ghiacciai appaiono – stagione dopo stagione – sempre più in sofferenza per via di molteplici fattori che, un giorno nemmeno forse così lontano, potrebbero determinarne l’estinzione.
Dei 203 ghiacciai lombardi, 47 vengono monitorati costantemente sul campo dai volontari del Servizio glaciologico lombardo (Sgl), associazione che riunisce numerosi esperti a livello locale e non. Le osservazioni che raccolgono permettono anche ai meno competenti di rendersi conto di come stia evolvendo la faccenda.
I campi da calcio
E, manco a dirlo, il quadro è preoccupante. Stando alle stime del Sgl, ogni anno va perduta una superficie di ghiaccio pari a 1,6 chilometri quadrati, l’equivalente – in pratica – di 220 campi da calcio. Basterebbe soltanto questo dato per rendersi conto del punto (di non ritorno?) a cui siamo arrivati.
A 3550 m, nel cuore della Valmalenco, si trova il ghiacciaio di Fellaria, uno dei punti attenzionati dal Servizio glaciologico lombardo. C’è chi parla di “deserto ghiacciato” sulle Alpi: a ben vedere, in effetti, così è, dato che dall’omonimo altipiano scendono ben tre distinte colate di ghiaccio. Si forma, quindi, innanzitutto la Vadret da Palù, accanto a cui, poi, verso est si ha un secondo flusso che genera la colata orientale del Fellaria. Un terzo settore, infine, è costituito dalla Vedretta occidentale, separata dalla precedente dal passo dei Sassi Rossi.
Per verificare – in quest’estate caratterizzata da siccità e alte temperature – la condizione del ghiacciaio, abbiamo raggiunto il laghetto della Vedretta orientale di Fellaria. A differenza di quanto si potrebbe pensare, tale bacino è assai recente: addirittura, come spiegano gli esperti del Sgl, «in soli 14 anni, dal 2007 al 2021, lo specchio d’acqua nato dal ritiro della fronte glaciale, ha raggiunto una superficie di 201.350 metri quadrati, diventando il più grande lago naturale dell’intera Valmalenco».
Dove soltanto qualche anno fa c’era ghiaccio, ora, dunque, c’è acqua, con numerosi blocchi glaciali che galleggiano sul lago: davvero uno scenario da cartolina. “Saluti dal Polo Nord”, così verrebbe da dire di fronte a una immagine di questo tipo.
Eppure, alla bellezza dell’ambiente circostante, non può essere nascosta anche l’amarezza per il declino progressivo di questi giganti bianchi. E gli studi relativi all’evoluzione futura della massa glaciale in Lombardia mettono bene in chiaro come potrebbe andare a finire.
Quota zero
Prendendo in considerazione, ad esempio, il ghiacciaio Fellaria Superiore I si ipotizza – nel momento in cui non dovesse essere messo in atto alcun intervento per il contenimento del cambiamento climatico – l’esaurimento completo di tale riserva già nel 2034. Ancora peggio la situazione per il settore centrale: dai 119.050 metri cubi di quest’anno il rischio è di passare a quota zero già nel 2023, sempre stando agli scenari climatici dell’Ipcc (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) elaborati nel 2019.
«Nel complesso – si legge sul sito del Sgl – il sistema glaciale Fellaria-Palù è un apparato imponente e articolato e costituisce uno dei maggiori corpi glaciali del versante sudalpino. La sua superficie all’apice della Piccola età glaciale, raggiunto in due distinte fasi nel XVII secolo e attorno al 1850, raggiungeva i 24 km quadrati». Attualmente, invece, «occupa una superficie di circa 13 km2 per un ritiro complessivo del 44,5%, valore leggermente inferiore alla media alpina».
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