Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 07 Agosto 2015
Il dolore del titolare dell’Engeco. Mauri: «Piango il grande amico Tico»
La tragedia al Torrione Porro, in Alta Valmalenco, non solo gli ha portato via «la persona migliore in azienda», ma un amico carissimo, uno di famiglia.
«Tico è un amico. Non è morto un dipendente, ma un amico. Piango un grande amico». Marco Mauri è il titolare dell’Engeco, la ditta erbese specializzata nel consolidamento di pareti rocciose e nell’installazione di paravalanghe. La tragedia al Torrione Porro, in Alta Valmalenco, non solo gli ha portato via «la persona migliore in azienda», ma un amico carissimo, uno di famiglia. Enrico “Tico” Olivo, 58 anni, lavorava con lui all’Engeco da almeno vent’anni.
«Lo conosco - racconta con la voce spezzata dal dolore - da una vita. È stato uno dei primi a venire con noi all’Engeco, anche i suoi due fratelli lavorano con noi. Era il nostro caposquadra più esperto». Mauri condivideva con Tico la passione per la montagna e ne traccia un ritratto affettuoso: «Era un arrampicatore di grande livello, un vero sassista. La scoperta delle vie più dure della Val di Mello si deve a lui. Aveva un’esperienza notevole, maturata anche in tanti anni di Soccorso Alpino. Noi di famiglia lo chiamavamo un “animale da montagna”, lui viveva per la montagna, la amava».
Per rendere l’idea del rapporto tra Tico con i monti racconta un aneddoto: «Quando abbiamo fatto i paramassi sopra Chiesa piuttosto che scendere in paese se ne restava a dormire in baracca, a contatto con le sue montagne». Ieri pomeriggio qualcosa è andato storto. L’incidente è avvenuto a 2.400 metri di altezza, poco distante dal Rifugio Gerli Porro. Tico, per ragioni tutte da accertare, è scivolato ed è poi precipitato per una cinquantina di metri.
«Cosa è successo? Non si sa. Non lo ha visto nessuno, non ha gridato», racconta Mauri. «Lui era il caposquadra - aggiunge - ed era lì con il fratello Vito e con Valerio. Stavano facendo un sentiero attrezzato, ex novo, nel tratto dalla Capanna Porro fin in cima al Torrione. A fine lavoro è salito sopra, su una specie di pianerottolo di roccia, per prendere il suo zaino. Non vedendolo scendere Valerio è risalito. C’era solo il suo zaino. Poi ha visto il corpo giù nel canale. Ha chiamato subito i soccorsi, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Quando è arrivato l’elisoccorso ormai era tardi». Mauri non riesce a farsi una ragione della tragedia: «Non posso credere a un errore. Tico aveva un’esperienza incredibile e, tra l’altro, si trovava in un punto facile. Un malore? Non so, non so che dire. Domani (oggi, ndr) forse avremo le idee più chiare».
Appena gli hanno comunicato la notizia Mauri è schizzato in Valtellina, alla camera mortuaria dell’ospedale di Sondrio. «Non ce l’hanno fatto vedere», racconta, cercando ancora una volta di farsi forza. Oggi è tornato in Valtellina, a salutare Tico. Il suo pensiero va alla famiglia. Alla moglie di Olivo e al suo ragazzo di 18 anni, di cui era tanto orgoglioso: «Ama anche lui la montagna, come il papà. Tico mi aveva appena raccontato che aveva fatto un settimo grado...».
Poi fruga nel libro dei ricordi: «Ci siamo andati insieme tante volte in montagna, io e il Tico, due anni fa abbiamo fatto il Nepal e stavamo organizzando un viaggio in Patagonia per quest’inverno. Invece...». Invece oggi Marco Mauri è costretto a piangere una colonna della sua azienda. Ma soprattutto un caro amico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA