Il criminologo Lavorino:
"Il pm non tema la perizia"

Il criminologo Carmelo Lavorino a "La Provincia": "Non bisogna temere la perizia psichiatra. Non è scontato che possano essere dichiarati incapaci d'intendere e volere". Ma sottolinea che è difficile che due persone siano contemporaneamente affette dalla stessa malattia mentale che non li renda responsabili dei loro gesti

«Il pubblico ministero non dovrebbe avere paura della perizia psichiatrica. Non è scontato che Rosa e Olindo vengano dichiarati incapaci di intendere e volere anche se viene riscontrato qualche disturbo». Carmelo Lavorino, criminologo investigativo con sguardo da esperto analizza gli ultimi sviluppi del processo per la strage di Erba. In primo piano la carta della perizia psichiatrica che si appresta a giocare la difesa dei coniugi Romano.
La perizia potrebbe cambiare radicalmente le carte in tavola, tanto da portare all’attenuazione dell’eventuale pena per Rosa e Olindo?
Anche se al temine dell’esame clinico venissero evidenziati disturbi, psicosi o gravi alterazioni della personalità, questo automaticamente non porterebbe ad una dichiarazione di incapacità d’intendere e volere, l’unico elemento che potrebbe portare la corte a decidere sull’imponibilità degli imputati. Il serial killer Donato Bilancia, a cui è stato riconosciuto una disturbo narcisistico della personalità non è stata invece riconosciuta l’incapacità d’intendere e volere.
Lei che idea si è fatto dei due, nei loro comportamenti ci sono gli estremi per dichiarali "pazzi"?
Alcuni si possono facilmente ricondurre a quelli tipici di personalità disturbate. Insicurezza, fissazione, ossessione per la pulizia e il rumore, l’isolamento della coppia. Ma non basta.
Cioè?
Occorre trovarsi in presenza di gravissime forme di psicosi, fissazioni estreme indotte da cause organiche o danni cerebrali, schizofrenia ai massimi livelli. Inoltre è difficile che due persone siano contemporaneamente afflitte da malattia mentale tanto grave da renderle non responsabili dei loro gesti. Davvero improbabile.
La Procura sostiene che la perizia psichiatrica è già agli atti indicando le decine di ore di colloqui dei due imputati con gli psicologi del carcere e della difesa.
La perizia è altra cosa dal colloquio con il medico del carcere o lo psicologo chiamato dall’avvocato. Presuppone un lavoro approfondito sulla loro personalità: Si parte con colloqui sulla vita e l’infanzia, quindi si analizza la personalità attraverso test che permettono di evidenziare patologie specifiche, tendenza all’aggressività, manie autolesionistiche e altro.
C’è possibilità che la perizia non venga concessa?
Guardi, oggi in Italia una perizia psichiatrica non si nega a nessuno. Il pm si metta il cuore in pace.
Ma è una scelta obbligata a suo parere?
Con la richiesta di perizia psichiatrica risulta evidente che la difesa sta implicitamente ammettendo la responsabilità dei due imputati del quadruplice delitto visto come si sono messe le cose per i due imputati. E di questo i coniugi Romano devono "ringraziare" anche il loro consulente Massimo Picozzi che dopo averne ottenuto la fiducia, l’ha tradita inseguendo dando in pasto ai mass media le confessioni. Una scelta, assai censurabile da un punto di vista deontologico ed etico visto che era stata fatta ad una persona di fiducia. Rendere "pubblica", attraverso la messa in onda a Matrix oltre che in aula, la confessione dei quattro delitti da parte di Rosa, con un racconto ricco di particolari, ha condizionato il resto del processo perché ha fortemente minato i diritti di difesa dei due imputati.
Rosa in seguito ha ritrattato le sue ammissioni di colpa.
Certo, in concomitanza con un cambio della strategia difensiva, ma la ritrattazione ha oggettivamente un "peso" diverso rispetto ad una libera confessione dei delitti ad una persona di fiducia.
Gli imputati avevano però già ammesso le loro colpe davanti ai magistrati il 10 gennaio.
Le due confessioni hanno pesi diversi. Una, quella con Picozzi, libera da condizionamenti di alcun genere. L’altra, almeno secondo quanto sostengono i due imputati, con il dubbio di forti pressioni psicologiche da parte degli inquirenti. Se avessimo avuto solo la seconda - una confessione "viziata" -, unita alla mancanza di prove concrete della presenza dei due sul luogo della strage come hanno stabilito gli esami dei Ris e alle incongruenze nella ricostruzione ufficiale evidenziate dal medico legale Carlo Torre, forse la storia processuale sarebbe diversa. Qualche dubbio in più ci sarebbe.
Elvira Conca

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