Cronaca / Valchiavenna
Sabato 08 Novembre 2014
Il Cascata paga, ma Madesimo non ride
Il Tar ha dato ragione al Comune di Madesimo: dalla società del “Cascata” arriveranno 850mila euro. Ma nessuno sorride, né in municipio, né in paese.
Anche per il prossimo inverno si prospetta la chiusura dell’albergo situato nel centro della località sciistica della Valle Spluga. I potenziali duecentocinquanta ospiti sono tanti, non solo per l’hotel. La presenza di questi turisti rappresenterebbe un motivo di crescita del volume d’affari per molte altre aziende, a cominciare da Ski area - che tra l’altro deve fare i conti con intere settimane caratterizzate da un numero limitato di sciatori -, dai negozi e dai ristoranti.
Secondo alcune recenti stime della società degli impianti di risalita, a livello di skipass la doppia apertura di Cascata - in questo caso i lavori sono in una fase molto avanzata - e Torre (qui si parla di un cantiere), potrebbe garantire 1 milione di euro di incasso in più all’anno, a fronte di un bilancio attuale di 6 milioni. Tornando al Cascata il percorso, segnato da ritardi e preoccupazioni, con tanto di intervento del Comune per accelerare le opere del cantiere, nel 2013 sembrava destinato a concludersi nel giro di qualche mese. Invece è passato un altro anno senza novità positive. «Il Tar non ha concesso alla società proprietaria della struttura di sospendere il pagamento della penale - spiega il sindaco Franco Masanti -. Avremo 850mila euro, ma chiaramente non è un motivo di soddisfazione. Avremmo preferito avere un albergo in più aperto nel cuore del paese. Senza posti letto continueremo a dover rinunciare a prospettive di crescita. Siamo fermamente intenzionati a non arretrare di un millimetro dalla nostra posizione di fermezza».
In questi anni l’amministrazione comunale ha fatto tutto il possibile - nel rispetto del proprio ruolo - per agevolare la riapertura dei due alberghi. L’attenzione, quindi, non si concentra soltanto sul Cascata, ma anche l’altro hotel è centrale per il futuro del paese. «Anche la riapertura del Torre è fondamentale e vogliamo definire alcune strategie d’azione. Siamo solo all’inizio: non c’è ancora un progetto, siamo alla fase dell’idea, ancora tutta da costruire ed eventualmente condividere. Ma forse vale la pena di proporre insieme un ragionamento. Come abbiamo ampiamente premesso, questa esigenza è fortissima. La creazione di una cooperativa consentirebbe di aprire la struttura e gestirla, una volta terminati i lavori, creando un ampliamento del numero di posti letto e delle opportunità anche a livello di occupazione. Abbiamo iniziato a raccogliere le idee dei compaesani, con quello che potremmo definire un piccolo sondaggio».
Chiaramente la condizione fondamentale è la conclusione dei lavori da parte dell’impresa chiavennasca proprietaria dell’area. «Vorremmo aprire una discussione con tutti i soggetti interessati, dalle associazioni di categoria al resto della cittadinanza. Questa situazione riguarda tutto il paese. Noi siamo pronti a fare tutto il possibile».
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