Economia / Sondrio e cintura
Martedì 23 Aprile 2019
I tappeti Valtellina sono Made in India
Il sito web. Un’azienda asiatica del settore tessile non solo ha il nome, ma anche il marchio identico a quello vero. L’ente camerale: «Difendere un brand a livello mondiale diventa impossibile». Il caso dei cibi italiani taroccati.
Tappeti, copriletto, asciugamani, grembiuli, tovaglie, accessori per la cucina e l’elettronica, ma anche vari altri prodotti per ogni stanza della casa. Cresce la gamma di Valtellina India, l’azienda asiatica del settore tessile che non solo ha il nome, ma anche il marchio identico a quello della “vera” Valtellina. Ci sono - oltre alla scritta integrale - sia la “V” con il cerchio rosso, sia il baffo rosso. «Abbiamo guadagnato negli anni una posizione rispettabile sia a livello nazionale, sia internazionale - si legge sul sito www.valtellina.in -. I nostri prodotti sono disponibili nelle moderne catene di vendita leader in India. La garanzia della qualità e la soddisfazione del cliente costituiscono l’aspetto più significativo di Valtellina».
Peccato che, come emerso un paio d’anni fa, non è noto alcun legame fra la provincia di Sondrio e quest’azienda. Il Marchio Valtellina di prodotto viene infatti rilasciato dalla Camera di commercio di Sondrio a condizioni ben precise, ad esempio per la marchiatura di prodotti ad alta qualità, già destinatari di denominazioni d’origine (Dop, Igp, Stg) o di specifici marchi collettivi geografici o di certificazione biologica. Niente a che vedere con i teli da spiaggia usati sull’Oceano indiano o i guanti per le casalinghe di Nuova Delhi, insomma. Ma difendere un brand a livello mondiale è tutt’altro che semplice, anche per una questione di costi. «È praticamente impossibile», osserva dalla Camera di commercio di Sondrio il segretario Marco Bonat. Fatta questa premessa, la vicenda non è passata inosservata né all’ufficio di via Piazzi che si occupa di brevetti, né in quello dei dirigenti dell’ente. «Teniamo presente, in ogni caso, che non si tratta di prodotti legati a settori tipici dell’industria valtellinese, ad esempio il comparto agroalimentare», sottolinea Bonat. Non si ipotizza, quindi, un danno rilevante come quelli originati dai “falsi” del formaggio, dei prosciutti o dei vini che colpiscono l’economia italiana. Basti ricordare che secondo Coldiretti il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo vale oltre 100 miliardi di euro, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, anche per effetto del fenomeno dell’«italian sounding».
Parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano l’Italia vengono associati ad alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. Tornando a Valtellina.in, visto che i primi segnali di quest’attività imprenditoriale risalgono al dopo-Expo, si può ipotizzare un contatto fra i creatori di questo brand e la Valtellina all’esposizione del 2015, dove la provincia di Sondrio fu presente nel cuore di Milano per alcune settimane e in via Dante, tra il Castello Sforzesco e il Duomo, catturò con prodotti tipici, eventi e immagini una notevole attenzione fra i visitatori provenienti da tutto il mondo (forse ben più che in Valtellina). L’azienda, e non potrebbe essere altrimenti visto che l’India sforna ogni anno il doppio degli ingegneri degli Usa, è molto presente sui social. Sulla home page del sito ci sono i link a Facebook, Twitter, Youtube e tutti gli altri principali canali. Ma alle richieste di spiegazioni sulla scelta del nome e del brand Valtellina – ripetute nel tempo – che abbiamo formulato non segue alcuna risposta.
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