Cronaca / Lecco città
Lunedì 04 Aprile 2016
I simboli del fascismo in città
Le sorprese dagli archivi
Lecco, i fasci littori del monumento di Castiglioni non sono l’unico esempio. I “segni” del regime erano ovunque e vennero spazzati via nel 1943
I fasci littori che originariamente decoravano le colonne-faro del monumento ai Caduti di Giannino Castiglioni non erano certo l’unico riferimento al fascismo presente a Lecco in quel periodo.
Spulciando archivi storici e fotografici spuntano immagini in molti casi sorprendenti, che permettono ancora oggi di ricostruire con precisione alcuni angoli della città al tempo del fascismo. I simboli del regime erano ovunque e persino la toponomastica era molto diversa da quella che tutti conosciamo. Le testimonianze sopravvissute alla caduta del fascismo e giunte fino ai giorni nostri sono però pochissime.
La prima ondata iconoclasta, come riportano le cronache cittadine dell’epoca, avvenne subito il 25 luglio 1943, con l’arresto di Benito Mussolini e l’affidamento del governo a Pietro Badoglio. Azioni spontanee del popolo, che si sentiva finalmente libero dopo anni di oppressione, portano anche a Lecco alla distruzione delle insegne fasciste: foto e busti del Duce, aquile reali, fasci littori diventarono il bersaglio su cui si sfogavano i cittadini a suon di picconi. Anche le vie mutarono nome: piazza Ciano diventò piazza XX Settembre, mentre corso del Littorio venne ribattezzato corso della Libertà. Qualche traccia del regime fascista riuscì però a sopravvivere a queste prima distruzione, come ad esempio la gigantesca testa del Duce che campeggiava sul muro di una casa in piazza Era, a Pescarenico. Anche il grande fascio littorio (altro più di tre metri) che venne issato sulla vetta del Torrione Costanza in Grignetta nel 1931 venne definitivamente abbattuto solo due anni più tardi, nel 1945. Realizzato in lamiera zincata era visibile persino da alcuni paesi del lago. Fu abbattuto una prima volta pochi mesi dopo il suo posizionamento da alcuni ignoti, ma venne immediatamente sostituito.
In realtà uno dei più importanti riferimenti al periodo fascista è però arrivato fino ai giorni nostri ed è ben visibile proprio sul Monumento ai Caduti di Lecco. Ai piedi della grande stele in granito c’è ancora oggi la targa che riporta la dedica che fece, nel 1926, Benito Mussolini: «Lecco incide nei secoli su questa pietra il nome dei suoi propri caduti ora e sempre vittoriosi e vivi nel memore cuore del popolo». Come emerso da recenti ricerche fatte dal liceo Medardo Rosso in preparazione alla mostra “Dedicami uno sguardo. Alla riscoperta del Monumento ai Caduti di Lecco” (2015), l’attribuzione al Duce di questa epigrafe è testimoniata dalla lettera che Mussolini inviò alla città in occasione dell’inaugurazione e che venne pubblicata sul numero del 23 ottobre 1926 de “Il Nuovo Prealpino”.
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