Cronaca / Valchiavenna
Domenica 05 Novembre 2017
I frontalieri superano quota 6mila
«E in Svizzera ora riparte l’export»
Nei Grigioni salari meno ricchi per il calo del franco, ma le assunzioni in crescita. Col nuovo equilibro del cambio anche il turismo ripartirà. In Engadina più 7% di pernottamenti.
I salari sono un po’ meno ricchi, ma continua ad aumentare il numero di lavoratori frontalieri occupati in Svizzera. Nel terzo trimestre erano 317.051, con un incremento del 2,8% rispetto allo scorso anno secondo l’Ufficio federale di statistica. Nei Grigioni i frontalieri erano 6125, con un +4,6% in più rispetto al terzo trimestre del 2016. In questo Cantone, dove la maggioranza delle persone con permesso G - coloro che non trasferiscono la residenza nella Confederazione - risiede in provincia di Sondrio, sono impiegate 124 persone nel primario (+13,8%), 2172 nel secondario (+0,8%) e 3830 nel terziario (+6,6%).
Sono proprio loro i principali osservatori dell’andamento del cambio euro-franco. Ora per un euro ci vogliono un franco e 16 centesimi dopo la parità che era stata raggiunta il 15 gennaio del 2015. Un trend che, sulla base del valore in euro degli stipendi, appare decisamente sfavorevole, visto che gli importi sono calati quasi di un quinto nel giro di due anni e mezzo, dopo aver assunto improvvisamente più valore con una percentuale identica. All’inizio del 2015 i sindacati avevano chiesto ai lavoratori italiani di evitare manifestazioni di gioia per il nuovo cambio, perché sia l’industria, sia il turismo avrebbero risentito dell’effetto del franco fortissimo perdendo commesse e clienti nei Paesi dell’area euro.
«La ripresa si intravede, anche se continuiamo a ripetere che è a passi lenti - spiega Arno Russi, responsabile del sindacato Unia per la zona dei Grigioni -. Come previsto dalle organizzazioni sindacali e da autorevoli economisti, il franco alto ha rappresentato un problema per l’export, basti pensare alla condizione delle industrie che in Svizzera non mancano e immettono sul mercato prodotti di elevatissima qualità. Un nuovo equilibrio sull’1,20 consente di fare ripartire le esportazioni».
Anche per il turismo potranno arrivare dei benefici secondo il punto di vista di Russi, sindacalista che da anni offre la propria consulenza ai frontalieri valtellinesi e valchiavennaschi nelle Camere del lavoro di Grosio e Chiavenna.
«I dati sui primi nove mesi dell’anno dicono che il turismo svizzero è cresciuto del 4% circa. Poi c’è stato un buon ottobre, anche grazie alla presenza di numerosi clienti svizzeri. Anche in Engadina si registrano riscontri positivi, con un aumento del 7% dei pernottamenti». Non ci sono novità particolarmente incoraggianti, invece, dall’edilizia. «Come ripetiamo da tempo, il lavoro si è spostato verso le regioni della Svizzera interna. Per quanto riguarda i Grigioni, ci sono notizie positive, ad esempio per i lavori che saranno dedicati alla realizzazione di alcune opere ferroviarie, ma per il resto la situazione di grande attività del passato resta solo un ricordo».
Ma restando all’inverno 2017-’18, le speranze sono dedicate tutte alla neve, anche perché alcune località sciistiche, come ad esempio il Diavolezza, hanno già aperto gli impianti. Le nevicate, proprio come avviene sul versante italiano delle Alpi, sono preziose non tanto per l’apertura delle piste, che viene comunque garantita attraverso l’utilizzo degli impianti per l’innevamento artificiale, quanto per i bilanci economici, considerato il costo di questa attività di preparazione.
«Questa delle previsioni meteo resta la variabile fondamentale - conclude Russi -. Abbiamo osservato una certa vivacità, a livello di annunci, soprattutto se confrontiamo la situazione di quest’autunno con le stagioni precedenti».
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