Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 21 Agosto 2020
I cacciatori che dicono “no” alla caccia
Petizione Enalcaccia si schiera contro il nuovo piano provinciale che consente l’abbattimento di cervi a Colina
Sondrio
Il nuovo piano faunistico venatorio provinciale, ancora in bozza, prevede di allentare le maglie per la caccia al cervo nell’oasi di tutela di Colina - nel comune di Postalesio . e le “doppiette” si ergono a difesa di uno degli habitat più votati per l’animale.
È firmata da 120 cacciatori del Sondriese, in particolare dei comuni di Berbenno, Postalesio e Castione Andevenno, la petizione inviata a palazzo Muzio e ai municipi interessati contro l’ipotesi contenuta nel documento di trasformare la zona di ripopolamento e cattura (zrc) in “zona speciale divieto caccia eccetto prelievo regolamentato al cervo”.
Ovvero in un’area, come quella della culmine di Dazio, nella quale prevedere un piano di prelievo specifico, con tempi e modalità distinte dal resto del settore, e che possa anche essere sospeso nel caso in cui si riducesse la densità della specie.
Una scelta di minore tutela in un’area di importanza cruciale per il bramito, dettata, per lo più, dal fatto che nel settore Arcoglio cui Colina appartiene i danni provocati dagli ungulati alle colture agricole negli ultimi anni sono aumentati notevolmente, tanto che, nel rispetto degli interessi sia delle “doppiette” che degli agricoltori, già lo scorso anno gli uffici provinciali avevano introdotto in via sperimentale modalità differenti di apertura della stagione venatoria con caccia limitata fino ad una fascia altimetrica di 1300 metri (1500 metri in Valmalenco) nelle prime settimane e nessuna sospensione durante il periodo del bramito.
Ora la questione viene affrontata in modo strutturale nel piano faunistico. Ma i cacciatori che praticano nel settore Arcoglio dicono no.
«Questa proposta non solamente è illogica e immotivata, ma è fortemente dannosa - sottolinea Cesare Mitta, vicepresidente di Enalcaccia a nome di tutti i colleghi -. La Provincia propone questa scelta, perché vi sono “forti danni alle coltivazioni” sembrerebbe dunque che siano stati gli agricoltori ad aver spinto verso questa soluzione. Noi, che facciamo altri mestieri, ci domandiamo però se i danni conclamati siano a capo dei soli cervi. Se cioè i cinghiali che vengono vietati ai cacciatori siano immuni dai misfatti, allo stesso modo di ghiandaie e altri uccelli migratori».
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