Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 10 Febbraio 2019
Grandi concessioni: «Dal rinnovo il rilancio della Valle»
Settore idroelettrico, l’assessore regionale Sertori prospetta investimenti privati stimati a oltre 600 milioni di euro. E con loro la possibilità di 45mila nuovi posti di lavoro.
Più ricchezza e più occupazione, in Lombardia e in provincia di Sondrio. All’indomani della conversione in legge del decreto Semplificazione che ha sancito il passaggio delle dighe e della gestione dallo Stato alle Regioni non si spegne l’eco di una notizia che per molti potrebbe davvero cambiare le sorti del territorio di Valtellina e Valchiavenna. A fare previsioni più che rosee sono Massimo Sertori, assessore regionale alla Montagna e piccoli Comuni e Davide Caparini, assessore regionale al Bilancio, Finanza e Semplificazione. «Il rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche - ha detto Caparini presentando il risultato insieme al presidente Attilio Fontana e al collega Sertori - consentirà un ciclo miliardario di investimenti privati nei prossimi dieci anni e, secondo uno studio dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) del 2014, potrà generare fino a 45.000 posti di lavoro e un terzo di punto di Pil». «Si parla di un ciclo di investimenti stimati a oltre 600 milioni di euro per la Lombardia» gli fa eco Sertori.
Nuove opportunità per la provincia che tanto ha dato, in termini ambientali e naturali, attraversata com’è in lungo e in largo dalle linee elettriche, e che attendeva questo provvedimento da anni per riscrivere un nuovo patto coi concessionari capace di portare maggiori ricchezze.
«Questo è un provvedimento che aspettavamo da oltre vent’ anni - ricorda Sertori - una legge strategica per tutto il Paese che ridefinisce l’assegnazione delle concessioni e dà alle Regioni l’autonomia per disciplinare le linee guida per la riattribuzione della gestione di questi beni attraverso gare. Una volta scadute le concessioni i cosiddetti ben bagnati diventeranno di proprietà regionale a titolo gratuito e, a quel punto, la Regione potrà affidare la gestione anche a società pubblico-privato con la scelta del partner privato attraverso gara. Tale configurazione, dove il pubblico può essere rappresentato da Regione o Provincia, consentirebbe anche la relativa suddivisione degli utili».
Risorse che vanno sotto il nome di canoni ordinari, quelli spettanti almeno al 60% ai territori che ospitano gli impianti, e quelli straordinari, maturati nella fase transitoria tra la scadenza della concessione e il suo rinnovo, che per la provincia di Sondrio dovrebbero valere il 100%. Uno status che riguarda più della metà delle concessioni locali considerando che arrivano al 2019 quelle di Enel ed Edipower.
«Entro il 2023, tempo necessario per la stesura della legge regionale e la riassegnazione delle concessioni - spiega ancora Sertori -, saranno maturati canoni aggiuntivi per un totale di 86 milioni di euro, dei quali 14 andranno alla Regione e 72 alle province lombarde». Senza dimenticare che la legge prevede anche la possibilità di chiedere ai concessionari una parte di energia gratuita che, per almeno il 50% dovrà essere distribuita alle province dove insistono gli impianti, si tratta di 260 milioni di kWh, ossia circa 30 milioni di euro all’anno di energia gratuita da destinare ai servizi pubblici.
Di traguardo storico parla espressamente il presidente della Comunità montana di Sondrio Tiziano Maffezzini. «Con l’approvazione di questa legge si apre un nuovo scenario anche per la nostra Provincia - il commento sulla sua pagina Facebook -. Come già succede per Trento e Bolzano, anche qui potremo utilizzare una parte importante dei proventi generati dall’idroelettrico, così da perequare i maggiori costi dei servizi in montagna, compensare il deficit infrastrutturale, riequilibrare l’assetto socio-economico e ridimensionare il fenomeno dello spopolamento. Una legge che cambia davvero il destino dei territori montani, un passo verso l’autonomia».
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