Gli operai K-Flex in presidio

«No ai 187 esuberi a Roncello»

La protesta davanti al magazzino di via Statale a La Valletta

«Vogliamo impedire ai camion in arrivo dalla Polonia di entrare e uscire»

LA VALLETTA

Presidio permanente dei lavoratori della K-Flex di Roncello davanti a un magazzino de La Valletta Brianza per protestare contro la politica di delocalizzazione dell’azienda del Vimercatese che porterà al licenziamento di 187 persone.

Tra loro, anche una decina di lecchesi che rischiano di trovarsi senza un posto. «Da settanta giorni - hanno denunciato i sindacalisti Massimo Fermi della Femca Cisl e Matteo Moretti della Filctem Cgil - i lavoratori sono in sciopero nel sito di Roncello. Là è tutto fermo. Abbiamo però scoperto che, da poco più di un mese, l’azienda fa arrivare qui a La Valletta, dai siti di produzione in Polonia, materiale che smercia sul mercato italiano. Per questo, abbiamo deciso di impedire ai camion di entrare e uscire dai magazzini di via Statale».

Per bloccare tutto, una sessantina di lavoratori, armati di bandiere, megafoni e fischietti hanno raggiunto i due ingressi del magazzino che dà su via Statale e su viale Brianza. Dalla fine di gennaio, non percepiscono più stipendio. Tra poco meno di un mese, trascorsi i 75 giorni dall’apertura della mobilità, richiesta dall’azienda l’8 febbraio, potranno partire anche i licenziamenti. Al di là dei cancelli, ad attenderli, hanno trovato una dozzina di carabinieri e gli agenti della polizia locale che si sono schierati per mantenere l’ordine ed evitare un contatto che tra chi stava fuori e i pochi dipendenti di Roncello trasferiti in Valletta.

«La K-Flex - hanno raccontato i sindacalisti - in questi anni ha ricevuto sostanziosi aiuti. Ha ottenuto quasi 12 milioni di euro per ammodernamenti e un prestito di 23 milioni di euro dalla cassa depositi e prestiti. Questi soldi, tuttavia, non devono servire per delocalizzare la produzione in Asia o altrove».

Specializzata nella produzione di isolanti termini e acustici, l’azienda, nata proprio a Vimercate nel 1989, ha oggi sede in tutto il mondo, dalla Russia alla Cina, dagli Usa alla Polonia.

«L’azienda - spiegano ancora i sindacati - sostiene che ci sia crisi. Ma se è così, perché fanno arrivare a La Valletta materiale da distribuire in Italia invece di farlo produrre dai lavoratori del sito di Roncello, dove ad oggi sono impiegate 247 persone, molte delle quale rischiano ora di restare senza lavoro».

Una situazione drammatica di cui, ricordano i sindacati, ha parlato, anche se senza riferimenti precisi, anche il Papa a Monza, sollecitato dall’arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola, quando ha detto che «chi toglie il lavoro fa un peccato gravissimo», come recitava la maglietta indossata da alcuni lavoratori.

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