Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 19 Ottobre 2013
Gianola a processo
La difesa attacca
«Nessuna prova»
All’udienza a Milano ricostruiti i rapporti dell’ex manager valtellinese con i Lo Presti - «Attraverso Boriani arrivavano ai leghisti»
Tranquillo. Per nulla teso. Forse solo un po’ più brizzolato di come lo abbiamo visto l’ultima volta, ma sempre impeccabile nella severa grisaglia. Per lui è arrivato il momento della verità, dopo 80 giorni di carcere, mesi passati alla berlina e questi “domiciliari” che non sembrano finire mai. Del resto lui il processo lo ha fortemente voluto.
Luigi Gianola, 65 anni, ex manager dell’Azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna, ieri non ha battuto ciglio durante l’udienza che lo vede rispondere di corruzione assieme all’ex consigliere regionale Massimo Guarischi, che ancora oggi è in manette.
L’inchiesta, assai complessa, ha preso il via nel 2009 intercettando un manager della sanità di Pavia, per poi approdare all’ospedale San Paolo di Milano, teatro di un suicidio sospetto, e infine concentrarsi sull’attività e la vita dei Lo Presti, famiglia molto attiva nel settore delle forniture medicali e sanitarie, ma anche molto vicina alla ’ndrangheta. Almeno stando agli inquirenti.
Ed è sentendo le loro conversazioni che ci si è imbattuti in alcuni appalti sospetti negli ospedali di Cremona, Brescia, Milano e - appunto - Sondrio. Il nome di Gianola spunta per il bando che l’azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna aveva pubblicato per informatizzare tutti gli esami diagnostici ospedalieri. Importo: 8 milioni e 950mila euro. Gianola sarebbe stato il destinatario di una mazzetta da 15mila euro (in due tranche) e della promessa di una “stecca” da 180mila euro (il 2% dell’appalto).
A pagare sarebbero stati i Lo Presti (padre e due figli), a capo della Hermex Italia, azienda che partecipò - invano - al bando valtellinese. A fare da intermediario tra Gianola e i Lo Presti sarebbe stato Leonardo Boriani,detto “Dodo”, giornalista ed ex direttore de La Padania. «Boriani era un punto di riferimento della Lega Nord e abbiamo capito che i Lo Presti lo usavano per avere contatti con gli uomini della Lega nella sanità lombarda», ha riferito il tenente colonnello Carlo Bagliani della Dia di Milano. E Gianola era sicuramente uomo caro e fedele al Carroccio.
Gianola per agevolare l’azienda dei Lo Presti si sarebbe dato da fare anche per eliminare alcuni ostacoli, ad esempio modificando le ipotesi di esclusione obbligatoria dei concorrenti che non avessero preso parte al sopralluogo preliminare e prorogando i termini del bando stesso.
L’udienza è stata aggiornata proprio mentre il luogotenente Donato Dell’Abadia stava mettendo in fila i presunti contatti avuti da Gianola con Boriani (che a Lo Presti senior chiedeva: «Di Gianola hai bisogno?»). Contatti che si possono ricostruire solo dalle dichiarazioni del giornalista che puntualmente riferiva ai Lo Presti incontri con il manager valtellinese, finito nelle intercettazioni telefoniche solo 12 giorni prima di essere arrestato,. «Mi ha suggerito di partecipare al bando con gli svedesi, altrimenti da soli abbiamo il 70% delle probabilità di vincere», dice Lo Presti junior al padre, dopo aver incontrato Boriani e Gianola. Ma poi il tecnico della “famiglia” intervenne dicendo: «Non se ne fa nulla. Non abbiamo partecipato al sopralluogo, siamo out dal bando». «Pazienza, parteciperemo al sub appalto», rispose il padre, ma il luogotenente ieri ha fatto capire, prima di interrompere la deposizione, che le cose sono andate diversamente.
La difesa è più che mai intenzionata a smontare l’impianto accusatorio: e i primi colpi gli avvocati Guglielmo Gulotta, del Foro di Milano, e Marina Cotelli, di Sondrio, li hanno inferti ieri. «Mai sentito Gianola parlare al telefono con gli altri indagati?»; «Mai trovato qualche appunto nelle agende sequestrate a Gianola piuttosto che nei suoi tablet o cellulari che possa far pensare a contatti sospetti?».
No, è stata la risposta di chi coordinò le laboriose indagini che a quanto pare ancora non sono concluse. «Speriamo che prima della fine del processo si riesca a sapere se c’è qualcosa di rilevante...», ha aggiunto il professor Gulotta. Adesso i torna in aula giovedì 31 ottobre.
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