Genitori e figli: nuovo patto educativo

“Disforia genitoriale” è il disagio di un genitore o di tutti e due di fronte all’annuncio da parte di un figlio o una figlia di essere transgender e il loro desiderio di passare all’altro sesso. È in rapida diffusione perché ai genitori è chiesto di supportare il “percorso di genere” del figlio o della figlia accettando il cambio nel modo di vestirsi, la scelta di un nuovo nome, l’inizio della terapia ormonale fino a interventi chirurgici di modifica del corpo. Questa possibilità crea apprensione se non angoscia, per cui sperano che il loro bambino si liberi da questa idea o illusione. Se un ragazzo o una ragazza dicono di sentirsi “in un corpo sbagliato” mettono in dubbio la loro identità di genere, che è la percezione di sé in accordo con il proprio sesso biologico, maschile o femminile. Per questo tendono ad assumere comportamenti o ruoli assegnati socialmente all’altro sesso. I dati ci dicono che la disforia di genere scompare prima o subito dopo l’inizio della pubertà pertanto non è prudente bloccare la crescita e iniziare trattamenti di transizione sessuale (cross-gender) per mascolinizzare o femminilizzare il corpo. I genitori passano dallo sconcerto alla ricerca delle cause, confidando che il figlio trovi pace nel suo corpo, prima di negare la propria funzione sessuale e perdere la fertilità. Dal punto di vista medico la sospensione della pubertà tramite somministrazione ormonale porta a gravi rischi per la crescita e robustezza delle ossa e disallinea lo sviluppo fisico rispetto a quello cognitivo, pertanto non è giustificata perché si va a intervenire su parti biologiche che sono sane. Mentre c’è molto da fare a livello psichico. Un intervento psicologico precoce può prevenire l’insorgere di un disagio profondo. Ora il punto è che il bambino o il ragazzo è in ricerca di una conferma dell’immagine che ha di sé stesso e questo non può che avvenire in relazione con i propri genitori, fratelli, sorelle e amici. La costituzione della propria identità sessuale avviene nel contesto affettivo originario che è la famiglia. Un luogo plasmato da relazioni altamente significative perché in grado di rispondere alle domande: “Chi sono io?” e “Qual è il mio modo di essere al mondo?”.

Per tale motivo va aiutata l’intera famiglia, perché le cause del disagio possono rivelare la presenza di altri malesseri che sono presenti nelle relazioni genitoriali. Inoltre va adeguatamente considerata la pressione culturale, dei media e dei social, che spesso presentano modelli identificatori ambigui, confusi o fluidi a livello di genere. Lo scopo di un accompagnamento psicologico è favorire lo sviluppo della sessualità e identità in armonia con la verità interiore che anima la persona. Questo significa innanzitutto accogliere l’invito del proprio corpo a costruire un sé coerente come uomo o donna. Determinante però è il rimando affettivo familiare e la possibilità di elaborare eventuali esperienze sessuali nocive o non adeguate all’età. Per questo è bene intraprendere un percorso consultoriale.

I nostri bambini e ragazzi frequentano quotidianamente numerosi ambienti e svolgono molte attività. Questa varietà di relazioni è sicuramente arricchente per il loro sviluppo, ricevono però una marea di messaggi, anche sulla sessualità, non sempre concordanti con i valori che la famiglia vuol trasmettere. In una società multietnica e in una cultura pluralista convivono diversi modelli familiari e circolano differenti visioni. Se in passato la famiglia era il primo soggetto sociale, luogo di apprendimento dell’arte del vivere, oggi è formata da individui che vivono insieme per il proprio benessere o convenienza. Se prima la sessualità era in vista del matrimonio e dell’avere dei figli, adesso è un terreno di costruzione o decostruzione di ciò che si vuole essere, per cui anche il corpo deve prestarsi a queste variabili.Cosa si può fare per venire incontro al disagio dei figli e dei genitori? Serve - a mio parere – un nuovo patto educativo, basato sulla fiducia reciproca. A cominciare dalla scuola, luogo ricco di confronto e diversità, ma anche di possibili messaggi fuorvianti. Genitori e insegnanti possono e devono collaborare per il bene dei bambini rendendoli capaci di affrontare le fatiche del crescere, in quell’esperienza promettente e meravigliosa che è la vita.

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