Fuga dalla sanità pubblica, in un anno 347 dimissioni

2024, fuga dall’ospedale. Non è un horror movie. Ma la realtà fotografata dalla Uil-Fpl del Lario che, con il suo segretario regionale Massimo Coppia, lancia un campanello d’allarme che suona quasi come una campana a morto. Nel suo documento “Cessazioni del personale dal servizio sanitario nelle province di Como e Lecco (non per pensione, passaggio altri enti)”, prendendo come fonte i conti annuali della ragioneria generale dello Stato dal 2001 al 2022, si parla di 347 dimissioni di personale sanitario (infermieri, Oss, Asa, tecnici di laboratorio), in un solo anno, il 2022, appunto. Rispetto al 2001, ovvero più di ventun’anni or sono, tra dimissioni e acquisizioni mancano ben 38 figure professionali. Il che è davvero tanto. Soprattutto se si considera che le cessazioni erano state 254 nel 2021, 225 nel 2020, 217 nel 2019, poi, facendo un piccolo balzo indietro nel tempo erano state 108 nel 2011 e 216 nel 2001. A consuntivo, si tratta di 93 posizioni in meno dal 2022 al 2021 e 239 dal 2022 al 2011. In totale il saldo 2022-2019 è stato negativo per 37 operatori mentre sull’arco di una decina d’anni, si sono venuti a perdere 146 figure (2021-2011).

Ma è il conto degli infermieri che hanno cessato il loro rapporto con Asst Lecco e con le strutture del territorio a essa afferenti (per cui non solo ospedale di Lecco, Merate e Bellano ma anche poliambulatori, case della comunità, consultori, Sert e via dicendo), che lascia basiti e preoccupa.

Nel 2022 sono andate via 129 infermiere e 25 infermieri (154); e nel 2021 erano stati rispettivamente 78 e 13 (91); nel 2020 le infermiere “cessate” erano state 62 e i colleghi 19 (81), nel 2019, rispettivamente 43 e 22 (65), e così via fino a tornare a 12 anni prima: nel 2011 erano cessate 22 infermiere e 14 infermieri (36), mentre nel 2001, 27 e 6 (31). Insomma, siamo a livelli di cessazione, ovvero cambio di lavoro o vero e proprio abbandono del posto, quintupli, attualmente, e tripli negli anni più vicini al 2024 che, nella tendenza, sta rispettando e superando le cifre del 2022 anche se non ci sono ancora dati definitivi (siamo a maggio), ma solo di trend appunto. Dal 2021 al 2020 si sono persi (considerando i nuovi arrivi), 10 infermieri. Dal 2021 al 2019, ovvero dal Covid al pre-Covid, altri 26 infermieri. Dal 2021 al 2011 55, e dal 2021 al 2001 ben 58.

In totale, dunque, 58 professionisti delle professioni infermieristiche che non ci sono più dal 2001 a oggi. Se si conta che ci vogliono almeno tre infermieri per coprire un turno (in realtà molti di più, a seconda della mansione ricoperta), è come aver perso quasi 20 turni di servizio. Un’enormità che si riflette su servizi e, all’indomani della “rivoluzione delle liste d’attesa” promessa dal ministro della Salute Schillaci (il cui decreto potrebbe essere approvato il 3 giugno), sembra affossarla. Perché si potranno fare i nuovi centri unici di prenotazione, si potrà aprire il sabato e la domenica, si potrà togliere anche il tetto alle assunzioni (unica misura davvero concreta prevista), ma la realtà è una sola: i giovani scappano dagli ospedali. A Lecco come in altre Asst, sia chiaro. La situazione è uguale a quella di altre aziende socio sanitarie. Ma non è questo che consola. Se gli infermieri (e gli altri professionisti della Salute) non ci sono o, peggio, scappano, la preoccupazione sale.

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