Frontalieri, record in Grigioni. Sono più di diecimila

Raddoppiati i lavoratori negli ultimi dieci anni. La maggio parte di loro risiede in provincia di Sondrio

Sono 10.671 i lavoratori frontalieri censiti nel primo trimestre di quest’anno dall’Ufficio dell’economia e del turismo del Cantone dei Grigioni. Un numero record, che per la prima volta ha visto i lavoratori pendolari in terra retica superare quota diecimila, in crescita di 1.149 unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e ben oltre il doppio dei 5.144 frontalieri che si registravano a inizio 2014. Vent’anni fa, a inizio 2004, erano meno di un terzo di oggi gli stranieri al lavoro nei Grigioni: 3.283.

La Regione Maloja, quella che include la Bregaglia svizzera, Sankt Moritz e l’Alta Engadina, è quella che più fa ricorso ai frontalieri, impiegandone ben 5.835. Seguono poi la Regione Engadina Bassa, con i suoi 1.641 lavoratori dall’estero, e la Regione Bernina - che corrisponde alla Valposchiavo -, dove sono 1.264 i frontalieri. E proprio il presidente della Regione, nonché sindaco di Brusio, Pietro Della Cà, ha voluto commentare il grosso aumento di lavoratori stranieri dalle colonne del settimanale “Il Grigione Italiano”. E ha rimarcato che si tratta di «un aspetto significativo dell’economia e del mercato del lavoro della Regione», ricordando come i frontalieri provengano, per quanto riguarda la Valposchiavo e la vicina Alta Engadina, dalla Valtellina e dalla Valchiavenna, oltre che, in misura minore, dalle altre province lombarde che confinano con quella di Sondrio.

Secondo Della Cà, l’impiego di lavoratori frontalieri ha diversi vantaggi. Perché, anzitutto, «contribuiscono in modo significativo all’economia locale, occupando posti di lavoro in diversi settori, dall’edilizia al turismo, passando per la sanità e i servizi. Questo apporto è essenziale per mantenere l’operatività di molte aziende e servizi che altrimenti potrebbero affrontare importanti carenze di personale».

Da riconoscere anche, secondo il sindaco di Brusio, che «i lavoratori frontalieri spesso offrono un livello di flessibilità e adattabilità che può essere particolarmente vantaggioso per le imprese locali; possono rispondere rapidamente alle fluttuazioni della domanda di lavoro, aiutando a mantenere l’efficienza e la produttività».

Tra i vantaggi anche le affinità culturali, dal momento che i lavoratori provengono «da una realtà molto simile alla nostra», afferma Della Cà, evidenziando che avere la stessa lingua madre «presenta un vantaggio non da poco».

Infine, il presidente della Regione Bernina, spiega che la presenza di frontalieri potrebbe portare ad avere «concorrenza nel mercato del lavoro», ma «data la situazione di carenza di mano d’opera è poco probabile che generi preoccupazioni tra i lavoratori locali riguardo alla concorrenza per i posti di lavoro».

C’è però anche un aspetto negativo che, secondo Della Cà, porterebbe con sé l’aumento di frontalieri. Il loro afflusso quotidiano «sta mettendo sotto pressione le infrastrutture viarie locali che sono ormai obsolete». E a questo proposito chiama in causa il Governo cantonale. «Essendo il primo interessato a contribuire direttamente nel favorire la crescita dell’economia - riflette il politico -, dovrebbe essere lo stesso Governo a modernizzare le infrastrutture esistenti adeguandole in modo da garantire che le stesse possano sostenere il carico aggiuntivo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA