
Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 16 Gennaio 2017
Frontalieri, il capitolo tasse è fermo
I sindacati del settore hanno illustrato lo stato dell’arte sull’accordo bilaterale su imposte e previdenza. Le frizioni con il Ticino hanno sospeso gli aumenti,forti dubbi su secondo pilastro e indennità di disoccupazione.
L’aumento delle tasse non è ancora divenuto realtà. Ma la carne al fuoco per il settore dei frontalieri non manca. Gli obiettivi sono importanti e valgono molti soldi: evitare stangate sul secondo pilastro e conquistare indennità di disoccupazione adeguate sono solo alcuni esempi. Venerdì sera a Tirano e ieri pomeriggio a Chiavenna i sindacalisti del Consiglio sindacale interregionale Lombardia Sondrio-Grigioni hanno incontrato decine di lavoratori valtellinesi e valchiavennaschi. Non c’era la folla dell’anno scorso, quello dell’annuncio della stangata in arrivo nei prossimi anni. Ma sono accorsi in molti, nelle due sale, per raccogliere informazioni sulla situazione.
Alessandro Tarpini, responsabile nazionale della Cgil frontalieri, ha fatto il punto sull’accordo fiscale che determinerà in futuro il pagamento delle tasse con le aliquote italiane. «L’intesa giace in una situazione di congelamento nel bene e nel male. Nel bene perché non si realizzano per ora gli aumenti delle imposte, nel male perché rimangono aperti vari fronti. Questo dipende soprattutto dai problemi nei rapporti con il Canton Ticino. Fintanto che non verranno ripristinate condizioni decenti dal punto di vista delle regole condivise, credo che le altre questioni vengano accantonate». In concreto per almeno un anno in più si pagheranno le tasse solo in Svizzera.
Tarpini ha citato alcune questioni più preoccupanti da mettere a fuoco. In ballo ci sono migliaia, a volte decine di migliaia di euro per ciascun lavoratore. «La prima è la tassazione del secondo pilastro su cui sta succedendo di tutto: siamo in presenza di indicazioni da parte delle Agenzie delle entrate dei vari territori che vanno da interpretazioni secondo cui non deve essere tassato ad altre che parlano del 5% e ad altre ancora che arrivano al 23%. Se in fase di voluntary disclosure si è stabilito che l’aliquota è il 5%, noi pensiamo che sia il punto di riferimento. Se parliamo di rendite Suva crediamo che debba essere applicata la stessa tassazione delle rendite Inail e non quindi che non vengano tassate perché sono una forma assicurativa. Bisogna fare in modo che queste idee diventino norme di legge e diano un quadro di certezza e stabilità». Per farlo, secondo Tarpini, servono alleanze con le istituzioni e la politica locale.
Pancrazio Raimondo, responsabile della Uil frontalieri, ha definito l’obiettivo di questo periodo: lo statuto dei lavoratori frontalieri. Un pacchetto di norme che comprenda le leggi su fisco, sicurezza sociale e accesso e regolamentazione del mercato del lavoro. L’analisi è partita da alcuni dati: a dicembre 2016 nei Grigioni c’erano 2.094 disoccupati, pari all’1,90% della popolazione attiva. In Svizzera erano 159mila, il 3,5%, in calo rispetto al trimestre precedente quando erano il 4,8. Un aspetto centrale è l’indennità di disoccupazione che è stata tagliata da alcuni anni. «I frontalieri versano contributi per la disoccupazione in Svizzera, ma quando perdono il lavoro vengono pagati in Italia con cifre comuni a tutto il Paese. Ma gli accordi europei dicono anche che le indennità devono essere calcolate sulla base degli stipendi svizzeri».
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