Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 19 Novembre 2018
Frane e allagamenti, tutto il territorio valtellinese sotto osservazione
I dati Ispra: il 100% dei comuni ha indici di pericolosità. La popolazione a rischio smottamenti è di 6.594 unità. Convivono con elevati pericoli idraulici 4.823 persone.
La montagna che frana; massi e materiale fangoso che si staccano dai versanti e piombano su strade e, talvolta, su edifici; case e cantine che si allagano; torrenti che rompono gli argini. Pericoli da cui anche la provincia di Sondrio non è esente. E gli episodi, che si sono verificati negli ultimi tempi, lo dimostrano. L’allarme sullo stato di salute del territorio è contenuto – nero su bianco – sul rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia 2018 di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che propone un vero e proprio quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità per frane e alluvioni e presenta gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.
Ebbene per quanto riguarda le frane in Lombardia, la provincia di Sondrio, tutta montana, ha una superficie a rischio fra l’elevato e il molto elevato che copre il 14,8 per cento del proprio territorio, seguita da Bergamo (12,2 per cento) e Lecco (10,5 per cento).
La popolazione a rischio, residente in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata, è di 6.594 unità, in aree a pericolosità idraulica elevata 4.823 e media 9.491. Parliamo, va ricordato, di una provincia con poco più di 180mila abitanti. Con pericolosità idraulica si intendono il rischio di allagamenti, straripamenti, vere e proprie alluvioni o danni comunque legati alla forza idraulica. Prendendo come riferimento le famiglie a rischio per la pericolosità idraulica elevata sono 2.007, media 3.940, mentre sono 2.703 le famiglie che vivono in aree con rischio elevato o molto elevato da frana. Passando agli edifici in provincia di Sondrio, ci sono 2.173 edifici che si trovano in aree a pericolosità idraulica elevata e 3.717 in fascia media, mentre nelle aree a rischio frana (elevata e molto elevata) ci sono 3.967 edifici.
Per quanto riguarda le unità locali di imprese a rischio in aree a pericolosità da frana (elevata e molto elevata), se ne contano 598, invece nelle zone problematiche dal punto di vista idraulico ci sono 529 imprese a rischio elevato e 953 a rischio medio. Non sfugge al report anche la situazione dei beni culturali: 507 in totale sono quelli che rischiano a causa di frane; più bassi i numeri per la pericolosità idraulica con 87 monumenti a rischio elevato e 93 a rischio medio.
Infine, rispetto al resto della regione, i comuni con area a pericolosità frana elevata o molto elevata sono “solo” 4 (contro i 34 di Como e 14 di Lecco), ma se si guarda all’indicatore dei comuni con aree a pericolosità frana elevata o molto elevata e/o pericolosità idraulica media si arriva a 77 comuni, cioè il cento per cento del territorio provinciale (contro l’84,8 per cento di Como e l’86,4 per cento di Lecco).
L’obiettivo del rapporto «è produrre dati ufficiali sul rischio idrogeologico in Italia e fornire un importante strumento a supporto delle politiche nazionali di mitigazione del rischio attraverso l’individuazione delle priorità di intervento, la ripartizione dei fondi e la programmazione degli interventi di difesa del suolo - si legge sul documento di Ispra -. Gli indicatori relativi a popolazione, imprese e beni culturali sono strategici in quanto riferiti ad obiettivi prioritari di intervento per la salvaguardia della vita umana, delle attività produttive e dei servizi, e del patrimonio culturale». Negli ultimi 50 anni (1966-2015) gli eventi di frana e di inondazione hanno causato 1.947 morti, 69 dispersi, 2.534 feriti e 412.087 evacuati e senzatetto.
In merito ai beni culturali, l’Italia, con 53 siti Unesco, l’Italia peraltro ha il primato a livello mondiale di beni culturali inclusi nella lista dei Patrimoni dell’Umanità.
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