Frana di Chiareggio, il 13 marzo l’udienza per i riti alternativi

É di mercoledì, la notifica ai difensori degli imputati e delle parte offese nel procedimento per i fatti di Chiareggio del 12 agosto 2020, in cui morirono tre persone travolte dalla frana sul Nevasco, del decreto di citazione del Comune di Chiesa in Valmalenco quale responsabile civile. Contestualmente, il giudice per le indagini preliminari, Fabio Giorgi, ha fissato la data della nuova udienza al 13 marzo del prossimo anno, un giovedì, per la sola ammissione dei riti alternativi preannunciati nell’ultima “chiama” del 28 novembre scorso.

Gli avvocati degli imputati, infatti, Francesco Romualdi per Renata Petrella, attuale sindaco di Chiesa, che opera in tandem con Mario Petrella del foro di Avezzano (L’Aquila), e Gino Ambrosini per gli ex sindaci sempre di Chiesa Miriam Longhini, Christian Pedrotti e Fabrizio Zanella e per l’allora responsabile dell’Ufficio lavori pubblici dell’Unione dei Comuni della Valmalenco, Elio Dioli, hanno annunciato di voler optare per il giudizio abbreviato per i loro assistiti e, con ogni probabilità, nella prossima udienza avanzeranno formale richiesta in tal senso.

Non scontata questa opzione, annunciata un poco a sorpresa al termine della seconda udienza preliminare del 28 novembre scorso e motivata quale «strategia difensiva» da entrambi gli avvocati degli imputati.

In caso di accoglimento della loro istanza, che solitamente avviene salvo sussistano motivi formali ostativi, laddove il giudice per le udienze preliminari decidesse per il rinvio a giudizio e si aprisse un processo, questo si svolgerebbe sulle carte, cioè sulla base dell’istruttoria del pubblico ministero, Stefano Latorre, frutto di anni di indagini, senza che vi sia la possibilità di portare in aula ulteriore materiale anche sotto forma di testimonianze.

Il processo si farebbe più “asettico”, per così dire, meno intriso di quel pathos che testimoni delle parti offese potrebbero aggiungere ad una discussione in aula già complessa.

I reati ipotizzati sono quelli di omicidio colposo, disastro colposo e mancata osservanza delle disposizioni del Piano stralcio per l’assetto idrogeologico di Chiesa in Valmalenco e le vittime, come detto, furono tre, fra cui una bambina di soli 10 anni, Alabama Guizzardi, di Besnate, in provincia di Varese, che aveva festeggiato il compleanno poco prima a Chiareggio, e, poi, ancora, Gianluca Pasqualone, 45 anni, e la sua compagna Silvia Brocca, 41, di Comabbio (Varese), genitori del piccolo Leo, cinque anni, uscito vivo dalla tragedia, ma con una prognosi di 77 giorni.

I genitori di Alabama Guizzardi erano presenti alla prima udienza dell’11 luglio scorso, alla seconda e lo saranno a tutte le udienze come anticipato dal loro avvocato Ettore Franzi, del foro di Verbania, e si sono costituiti parti civili così come ha fatto l’avvocato Paolo Patacconi, sempre del foro di Verbania, per il piccolo Leonardo Pasqualone, rimasto orfano di mamma e papà. Tutte le parti offese hanno chiesto la chiamata in causa a scopi civilistici anche del Comune di Chiesa e il gip l’ha concessa per cui, ora, con ogni probabilità, la Giunta comunale attuale dovrà decidere se costituirsi e nominare un proprio avvocato.

La vicenda si complica e, del resto, non è stato facile neppure arrivare alla formulazione della richiesta di rinvio a giudizio per la Procura. L’istruttoria è stata lunga e laboriosa. Più di 17mila i metri cubi di materiale staccatisi dal Nevasco nel tardo pomeriggio del 12 agosto con tre morti. Un epilogo che avrebbe potuto essere diverso? É la domanda sul tappeto.

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