Fondi allo sci, doccia gelata. «Così si buttano via i soldi»

Dal Governo Soncelli, una vita nel settore, contro le misure a pioggia «Gli aiuti vanno indirizzati per sostenere i comprensori sciistici strutturati»

«I tempi sono cambiati. Primo perché il meteo non permette a stazioni sciistiche situate a quote medio-basse di sopravvivere, dato che non c’è neve naturale, secondo perché la clientela è molto più esigente. Anche quella legata agli eventi prettamente sportivi. Terzo perché una stazione sciistica, oggi, vive se riesce a offrire anche una gamma di servizi che vanno oltre lo sci e chi può fare tutto questo se non i comprensori sciistici strutturati? Investire su altre realtà, piccole e di medio-bassa quota, significa buttare via i soldi».

A dirlo è Arnaldo Soncelli, per anni nel mondo dello sci, già presidente di Anef Lombardia (l’Associazione nazionale esercenti impianti a fune), già vicepresidente nazionale di Federfuni, e, al pari, profondo conoscitore delle stazioni sciistiche della nostra provincia, anche per essere stato per anni ai vertici delle società Sita e Siba di Aprica.

Il tavolo consultivo

Oggi in pensione, ma sempre sul pezzo, tant’è che siede nel tavolo regionale consultivo per lo sci, Soncelli non ha digerito l’ultima misura adottata dal Governo per il turismo, cioè la previsione di investire 200 milioni di euro, di qui al 2026, per sostenere l’ammodernamento, la ristrutturazione e la manutenzione degli impianti di risalita di tutta Italia.

«Non è una misura che disapprovo in sé - dice -, ci mancherebbe, è che gli investimenti vanno fatti in modo più oculato e selettivo, puntando su realtà strutturate che hanno un futuro nel settore. Puntando su imprenditori veri, non su soggetti che si lanciano, in modo estemporaneo, solo per sfruttare le provvidenze. Privilegiando non più singole località, magari in stretta competizione, ma i comprensori sciabili, cioè realtà che raggruppano due o più località sciistiche collegate da impianti a fune. Non è più tempo, in una parola, di farsi la guerra e, poi, di rivolgersi agli enti pubblici per avere questo o quel supporto per i propri impianti, ma è tempo di lavorare insieme bando a ritrosie e a perplessità. Anche perché il cliente è sempre più esigente e un’area sciabile magari perfetta, ma dentro una località priva di servizi alberghieri e non solo, di qualità, non la sceglie».

E aggiunge: «Il ragionamento vale anche per gli atleti, perché se un tempo si potevano organizzare delle gare o ospitare degli allenamenti sistemando gli atleti in alberghi con stanze che assomigliavano più a camerate, e tutti erano contenti, oggi, no. Oggi l’atleta vuole avere la sua camera, avere vicino anche il preparatore atletico e il manager. Per cui se si vogliono ospitare eventi di un certo livello nelle località sciistiche, va ammodernato tutto, non solo le piste». È un fiume in piena, Soncelli, secondo il quale la politica delle elargizioni di denaro a pioggia, a questo o quell’impiantista, in un contesto anche climatico così particolare come quello attuale va abbandonata.

«Invece, proprio recentemente, il Governo ha effettuato un primo stanziamento di 147 milioni di euro - dice -, polverizzandoli sul territorio a beneficio anche di tante realtà piccole di media e bassa quota che non hanno futuro, soprattutto se non fanno sistema e se non sono in grado di investire anche sulla ricezione alberghiera, sulla ristorazione, il commercio, l’artigianato, i servizi».

«Le realtà da supportare»

Per Soncelli esempi di comprensori veri, in valle, sono «Livigno - dice -, Bormio-Oga-Santa Caterina, Madesimo connessa alla Val di Lei, e Aprica-Corteno. Potrebbe esserlo la Valmalenco se si connettesse, però, con Caspoggio, che, per la sua storia, fatta di tracciati molto tecnici che già ha, potrebbe benissimo ospitare una scuola di agonismo».

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