Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 14 Dicembre 2013
Alleanza alpina
con i drappi bianchi
Trento e Bolzano trattengono sul territorio il 90% circa dei tributi statali - Panizza: «Se vogliamo parlare di rivedere le autonomie partiamo dalle Regioni»
Parità di condizioni economiche e fiscali per territori già omogenei da un punto di vista geomorfologico.
È questo uno dei punti fondanti della cosiddetta battaglia dei drappi bianchi per cercare di strappare a Roma il mantenimento dell’elettività degli enti di riferimento.
E per capire quali sono le differenze in materia fiscale tra le province autonome e quelle ordinarie, bisogna ricorrere ai dati.
In aiuto arriva una ricerca della Cgia di Mestre che ha preso in esame gli statuti del Trentino-Alto Adige e delle Province autonome di Trento e Bolzano per capire come siano regolamentati i finanziamenti degli enti ai quali, in aggiunta ai consueti tributi regionali (Irap e addizionale Irpef),vengono attribuite rilevanti quote (fissate dagli Statuti) di tributi statali: 90% dell’Irpef, 90% dell’Irpeg, 90% dell’Iva, 100% dell’Imposta su energia elettrica, 90% dell’Imposta ipotecaria e sulle successioni, 90% dell’Imposta di registro e dell’Imposta di bollo, 90% dell’Imposta sui tabacchi e 90% su molte altre imposte minori.
Queste risorse aggiuntive vengono utilizzate per finanziare le maggiori competenze attribuite dallo Statuto. Le più rilevanti riguardano l’istruzione (i docenti sono alle dipendenze delle Province), la finanza locale (il finanziamento dei Comuni ), la viabilità e i trasporti, nonché la valorizzazione e tutela della cultura e della lingua.
Nelle Regioni ordinarie l’unica imposta centrale che torna sul territorio è l’Iva (in media circa il 50%, ma con percentuali diverse da Regione a Regione), mentre tutti gli altri tributi vanno direttamente allo Stato che li utilizza per finanziare l’erogazione dei servizi pubblici.
È proprio partendo da questi dati che il territorio si fa forte nella sua battaglia. Una tesi sposata anche da “Alleanza alpina” . «L’elezione diretta è una priorità assoluta - sottolinea Alberto Panizza-. Piuttosto nel ragionamento sulla revisione costituzionale della autonomie bisognerebbe rivedere le Regioni, vero centro di potere e di spreco».
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