La verità è che il pendolare medio comincia quasi a preoccuparsi quando l’alert di Trenord non compare sullo smartphone. Servizio lodevole e un deciso passo avanti nella direzione di un migliore rapporto con l’utenza, ma anche l’immagine plastica di un servizio ferroviario regionale che continua a segnare il passo. Ogni giorno è una lunga teoria di ritardi, cancellazioni e problemi in serie e non si tratta di percezione, sono gli stessi avvisi di Trenord a confermare la situazione. Complessa nella migliore delle ipotesi, grave in quella più realistica. L’esame delle notifiche di una settimana è decisamente impietoso: 349 alert ricevuti, 50 al giorno, la grande maggioranza concentrati nelle fasce orarie di punta.
Purtroppo nulla di nuovo per le migliaia di pendolari che non hanno alternative a un sistema ferroviario sicuramente articolato (in Lombardia ogni giorno viaggiano gli stessi viaggiatori di Lazio, Veneto e Piemonte messe insieme) e che non riesce a fare il necessario salto di qualità. Una situazione che si trascina da decenni e rischia di inficiare gli investimenti (2 miliardi di euro) fatti dalla Regione per l’acquisto di treni nuovi. Che stanno arrivando, ma in un contesto del genere spostano di poco gli equilibri.
Qualche giorno fa il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, aveva definito «sconcertanti» alcuni episodi sulla rete ferroviaria italiana, adombrando possibili sabotaggi. Con il massimo rispetto ci permettiamo di usare il medesimo aggettivo per definire la situazione di quella lombarda, assolutamente inadatta a sopportare gli oltre 200 milioni di viaggi del 2024, dati Trenord. Lungi da noi il voler entrare nello scivolosissimo terreno di recriminazioni incrociate e guerre per bande sui lavori non fatti o fatti male: ributtare sempre e soltanto la palla nel campo altrui non è mai una soluzione. Ed è invece di quello che hanno bisogno i 762mila lombardi che ogni giorno salgono a bordo dei treni, con la speranza di scendere il più in fretta possibile.
Basta scorrere i motivi degli alert per avere una chiara fotografia dei problemi: lo stato delle linee, sia dal punto di vista materiale che gestionale, ovvero l’incrocio di più convogli. Non più tardi dello scorso ottobre dalla Regione era partito un attacco alzo zero alle Ferrovie accusate di non avere ottemperato al previsto piano di ammodernamento e potenziamento dell’infrastruttura. Sorvolando sul fatto che il centrodestra è al potere (da sempre) in Lombardia e da qualche tempo presente con suoi esponenti in vari governi nazionali, non sempre in forma unitaria, l’osservazione della Regione è assolutamente condivisibile
Bisogna però essere realisti, una soluzione a breve termine non si vede e nemmeno gli interventi previsti si annunciano davvero risolutivi, anche solo per il ritardo nella loro realizzazione. Ma è pure vero il fatto che in un territorio fortemente antropizzato come quello lombardo non è così semplice pensare a nuove linee ferroviarie, soprattutto in ambito urbano. Senza contare che si tratta di interventi comunque invasivi, anche pesanti dal punto di vista dell’inserimento ambientale.
Bisogna quindi lavorare sì al potenziamento dell’esistente laddove possibile , ma nell’attesa anche - e necessariamente - a una rimodulazione del sistema che allevi la pressione sul nodo di Milano, dove converge il 70% del traffico regionale. Redistribuendo dove possibile il traffico sulle varie stazioni e puntando su una vera integrazione con le altre modalità di trasporto.
Diversamente di puntuale continueranno ad esserci solo i ritardi. E gli alert.
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