Fenomeno grandine: i numeri in provincia di Lecco

I cambiamenti climatici portano piogge sempre più intense e grandinate irruente, che lasciano anche una scia di danni economici. L’ultimo caso in ordine di tempo quello del 2 agosto a Torino con chicchi fino a 5 centimetri di diametro. Nel lecchese lo scorso 1 aprile, lunedì di Pasquetta un forte ondata di maltempo aveva messo in ginocchio i paesi del lago con una grandinata tra Varenna e Bellano. Il 22 maggio era stata invece la volta della Brianza. Senza dimenticare il fenomeno del 2 giugno 2020 con una grandinata in città che aveva ricoperto tutto di bianco quasi da sembrare neve. Ed ogni volta il maltempo lascia danni colpendo auto, campi coltivati e serre, e spesso pure i cavi dell’alta tensione. L’Italia è il Paese più colpito dalla tempesta e i danni arrivano fino a quasi 3 miliardi di euro. Il dato emerge dal report dell’Essl, European severe storms laboratory, che raccoglie dati sul fenomeno meteorologico ogni anno.

Al 20 gennaio di quest’anno sono state inviate al database da tutta Europa 9.627 segnalazioni di grandine di grandi dimensioni, almeno 2 centimetri di diametro, registrate nell’anno 2023. Di queste, 1.931 riguarda#vano chicchi molto grandi con 5 centimetri di diametro, e 92 sono stati considerati giganti in quanto il diametro era di 10 centimetri.

«Il 25 luglio dello scorso anno c’è stata una forte grandinata nel milanese, e nell’agosto del 1986 ricordo che aveva creato tanti danni nella zona tra Milano ovest e Magenta. Fu epocale saltarono tutte le comunicazioni telefoniche - dice Massimo Mazzoleni, esperto del centro meteorologico lombardo -. Attenzione però a dire che in passato non c’era grandine o che i chicchi erano più piccoli, non dimentichiamo che oggi si fotografa tutto e che le informazioni corrono veloci, anche solo dieci anni fa non era così immediato, nessuno fotografava la grandine o la neve. Questo nulla toglie che la grandine crea spesso danni, ne creerà ulteriori e anche in passato ne ha fatti». Prima i dati del meteo si leggevano nel proprio contesto locale ora spaziano a livello nazionale e mondiale. Nel lontano passato il 16 agosto 1741 come descritto nel diario meteorologico di Giovan Battista Bianchi ci fu “una mai vista gragnola cioè di grossezza smisurata, ritrovandosi de’ pezzi fino grossi come due pugni, gli ordinari erano come d’un uovo”.

La causa delle grandinate è da attribuire all’aumento della temperatura e della quantità di vapore acqueo nell’aria, che a sua volta comporta un aumento dell’energia disponibile per che innesca intense correnti in grado di produrre tempeste violente. Più caldo uguale a tempeste più intense e frequenti è un’equazione molto semplificata, ma mette ormai d’accordo gran parte della comunità scientifica, e soprattutto rende bene la spiegazione. Con il caldo attuale frutto di temperature africane e parecchia umidità, oltre il 60% sul lecchese, potrebbero arrivare delle grandinate pericolose con chicchi grandi tra i 2 e i 5 centimetri di diametro. Pericolose perché oltre a portare danni economici potrebbero anche ferire chi si trova all’esterno e non riesce a raggiungere subito un riparo. Un pericolo da non sottovalutare.

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