Homepage
Giovedì 11 Aprile 2013
Epurazioni-choc nella Lega
Reguzzoni espulso dal partito
Il primo atto del redde rationem ieri sera durante il consiglio nazionale: l'ex parlamentare di Busto Arsizio è stato messo fuori dal partito su richiesta del segretario provinciale Matteo Bianchi. L'ultima parola, però, spetta a Bossi
E la prima richiesta di espulsione è arrivata da Varese, nei confronti di Marco Reguzzoni. L'ex parlamentare di Busto Arsizio è stato quindi messo fuori dal partito, su richiesta del segretario provinciale Matteo Bianchi. Tutti favorevoli, tranne un contrario e un astenuto.
«Le ragioni che mi hanno portato a questa decisione - ha detto Bianchi a riunione finita - sono quelle che ho ribadito in questi giorni. La Lega ha l'onere e l'onore di amministrare la Lombardia nel migliore dei modi possibili. E tutti i militanti lombardi devono dare il proprio contributo. Al contrario, non possiamo tollerare le vecchie maniere di fare politica, sgomitando per motivi di potere e creando situazioni di scontro».
Bianchi si riferisce alle ultime prese di posizione dell'ex presidente della Provincia di Varese, che sul suo profilo Facebook aveva aspramente criticato le scelte di politica nazionale fatte dal segretario Roberto Maroni e dal capogruppo Giancarlo Giorgetti, in particolare l'ingresso di quest'ultimo tra i "saggi" del presidente Giorgio Napolitano.
La richiesta di espulsione non è dovuta quindi alle contestazioni dei bossiani contro Maroni avvenute a Pontida. Reguzzoni non era nemmeno presente al raduno.
Oltre a quella di Reguzzoni, sono state approvate anche le espulsioni del consigliere federale Marco Desiderati (unico bossiano a sedere nell'organo supremo della Lega), ex deputato ed ex sindaco di Lesmo, e dell'ex deputato cremasco Alberto Torazzi. Tuttavia l'espulsione non è ancora definitiva. Secondo lo statuto della Lega, infatti, i militanti di lungo corso come Reguzzoni possono appellarsi a Umberto Bossi, che presiede il Comitato di disciplina e garanzia e ha l'ultima parola sulle espulsioni. E il Senatùr, nel dopo Pontida, ha già detto che non intende accettare l'estrimissione dal partito di nessuno. Insomma, si preannuncia una situazione di stallo. O una "guerra interna", se il Senatùr decidesse di cogliere l'occasione per attaccare ancora una volta il suo successore alla segreteria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA