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Martedì 26 Febbraio 2013
Elezioni, i nostri parlamentari
Da Lecco a Roma in tre
Erano in quattro i lecchesi eletti nel 2008, più la Brambilla - Stavolta eletti Paolo Arrigoni (Lega), Veronica Tentori (Pd) e Gianmario Fragomeli (Pd)
L'effetto più vistoso di queste elezioni per la nostra provincia era stato il drastico dimezzamento della rappresentanza parlamentare: i lecchesi che nel 2008 avevano mandato a Roma quattro parlamentari, due della Lega (Roberto Castelli e Lorenzo Bodega) e due del Pd (Antonio Rusconi e Lucia Codurelli), sembrava si dovessero accontentare di due (Paolo Arrigoni della Lega e Veronica Tentori del Pd), ma nei conteggi è emersa anche l'elezione di Gianmario Fragomeli (senza comunque contare Michela Vittoria Brambilla che come l'altra volta è stata eletta dai romagnoli, e Roberto Formigoni).
Magrissima consolazione per il Pd scoprire di essere ancora il primo partito tanto in città (28% circa, ma era quasi al 32 nel 2008) quanto in provincia (25,60%, ma era al 28,12 cinque anni fa) alla Camera. Il centrosinistra che si dava già per vincente, e semmai si preoccupava per il testa a testa al Senato, ha preso un'altra scoppola, di quelle del resto a cui è già ben allenato, in entrambi i rami del Parlamento.
E adesso è inutile recriminare sul Renzi perduto che a Lecco alle primarie aveva vinto, record in Lombardia: chiaro segnale della città moderata che si sarebbe convinta a cambiare idea nelle urne, ma che di fronte a Bersani ha fatto marcia indietro. Cominciamo dalla Camera: in provincia di Lecco il centrodestra vince alla grande con il 35,5% contro il 27,9 del centrosinistra. Ma il suo successo è inferiore al risultato regionale (40,2%) e di gran lunga inferiore al dato del 2008 quando aveva stravinto con il 55,5% dei consensi: la coalizione di Berlusconi vince perdendo addirittura 20 punti percentuali.
Il centrosinistra che ha perso le elezioni, ha tuttavia perso meno dello schieramento avversario rispetto alle elezioni cinque anni fa, circa tre punti percentuali, e ha fatto meglio della media regionale. Magrissima consolazione appunto.
Pdl e Lega festeggiano anche se entrambi i partiti pagano un'emorragia di voti dell'ordine di dieci punti percentuali a testa: il primo scende al 19,7% dal 30,3, la seconda al 14,50 dal 25,2. Tutti e due - Pdl, Lega, meno il Pd - hanno pagato pegno al Movimento 5 Stelle che ha ottenuto il 18,6%, molto meno eclatante del 25% nazionale, e alla lista Monti (12,2).
Si riproduce insomma più sbiadita e stinta la geografia politica del 2008 con meno distanza tra i due schieramenti. Ma con le new entry Grillo e Monti che nel Lecchese ha ottenuto quasi due punti più della media regionale (10,8).
Al Senato stessa storia, con il centrodestra che vince ma perde molto rispetto al 2008, ben il 18% (dal 55,84% al 37,7%), e il centrosinistra che perde, ma cala meno - due punti percentuali rispetto alle ultime elezioni (dal 31,62 al 29,4%).
La protesta 5 Stelle e l'alternativa di Monti sembrerebbero dunque avere pescato di più nel serbatoio degli elettori moderati stufi e delusi dal Pdl e dalla Lega. Infatti se il Pd perde un punto percentuale (dal 28,3 al 27,2%), il tonfo dei vincitori è rumoroso: il Pdl cala di dieci punti ( dal 31,1 al 19,3%) e la Lega di quasi nove (dal 24,6 al 15,8%).
La performance di Grillo è più contenuta che alla Camera con il 16,6% dei voti, spiegabile con un elettorato più anziano e meno sensibile alla dura protesta 5 stelle. La lista Monti resta sostanzialmente in linea con il dato di Montecitorio.
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