L’8 e 9 giugno si terranno le elezioni europee e buona parte dei cittadini sarà chiamata a votare per i nuovi sindaci e i consigli comunali, nonché per alcune Regioni. Nel Lecchese l’appuntamento riguarderà oltre la metà dei comuni, tra i quali capoluoghi di circondari come Merate, Barzio, Casatenovo, Oggiono, Valmadrera. Slitta così il rinnovo della Provincia che con ogni probabilità, dopo l’estate, ricalcherà l’attuale schema in barba ai tronfi proclami di una rapida riforma, caratterizzata dal ritorno all’elezione diretta.
La coincidenza di un election day con due significativi appuntamenti, l’uno fortemente radicato al territorio e l’altro giocato su un livello strategico essenziale per scandagliare i temi della globalizzazione, ha già innescato il caravanserraglio della politica. E’ giusto accoppiare scelte così lontane? Come influirà il voto di opinione, inevitabilmente connesso alle europee sulle comunali? Come si costruiranno le alleanze nei territori, per lo più civiche o presunte tali, costrette a misurarsi con la competitività tra le forze politiche alle prese con una prima prova sul campo post governo Meloni e con un sistema proporzionale che cambia le regole del gioco, le tattiche, le furbizie.
Avremo tempo di inoltrarci nella giungla per cercare tra cespugli e boschi il sentiero che ci porti informati alla meta.
Da subito due annotazioni: la prima è che non possiamo non auspicare un cambio di rotta sulla via della partecipazione al voto.
Da anni gli astensionisti sono il primo partito che “vince’” alle elezioni sfiorando il 50%. Il processo di americanizzazione in atto è una prospettiva da scongiurare. Allargare la base del consenso e dei votanti deve essere un obiettivo prioritario delle forze politiche, ma anche del mondo della scuola e delle realtà associative e professionali a tutti i livelli e latitudini.
Capita sempre più spesso di essere governati da figure, legittimamente elette, ma che rappresentano sul piano numerico un quarto degli elettori, compromettendo anche programmi validi che per concretizzarsi necessitano del forte coinvolgimento delle comunità di riferimento.
Ricordo, a titolo d’esempio, che l’autonomia della provincia di Lecco è cominciata nel dopoguerra, prima nei livelli associativi, poi nelle forze politiche, anni ’70, e via via nelle istituzioni con la norma fondatrice degli anni ’90. So bene che rischia, la mia, di essere una generica mozione al sentimento civico ma senza la volontà e l’impegno comuni di allargare il coinvolgimento popolare, prima ancora di portare a casa il consenso per il proprio partito, si potrà anche guadagnare qualche punto in percentuale, ma non si va molto lontano. La seconda valutazione mi porta a sottolineare come i due piani elettivi siano sì distinti, ma non così distanti .
Apro una parentesi: temo che per mesi assisteremo allo scontro, soprattutto mediatico, tra l’underdog Meloni e l’armocromista Schlein. Non vorrei insomma che con retrogusto ideologico si contrapponesse il nero con il rosso, anche perché il rosso e il nero stanno bene insieme, ma solo sulle maglie del mio Milan. Così come mi tengo lontano dall’euforia delle due donne che hanno sfondato il tetto di cristallo, pur già meglio delle curve delle Olgettine. E ancora, la conquista della cima, firmata al femminile, vale se le protagoniste sono all’altezza delle sfide. En passant, segnalo che tra gli imbecilli che hanno insultato il portiere milanista Mike Maignan c’era pure una donna.
Allora i destini dei territori come si possono intrecciare in una visione d’Europa?
La dimensione internazionale è già presente sul piano locale, non solo con le normative, gli scambi, i mercati, ma anche con copiose risorse.
I soldi del Pnrr al capoluogo, con i quali il sindaco Gattinoni si fa scudo e vanto, derivano da un meccanismo di ridistribuzione tra Stati e devono diventare anche occasione per imparare a programmare, realizzare, rendicontare in tempi certi e con nuove metodologie. In genere, specie nel passato, i finanziamenti europei non sono stati molto utilizzati nei nostri comuni sia per una connaturata pigrizia operativa sia per la mancanza di voglia, conoscenza e coraggio di misurarsi con questioni di più ampio respiro e decisive per il nostro futuro (nuovi lavori, turismo, innovazione, ambiente).
In sostanza un’ Europa che accompagni i territori e territori che guardino all’Europa come ad un alleato affidabile e decisivo per le sfide che verranno.
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