Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 13 Ottobre 2014
Ebola, nessun caso sospetto
«Ma noi siamo pronti»
Saporito: «C’è un protocollo definito dal ministero della Salute» - I pazienti con i sintomi del virus devono essere trasferiti a Milano
«Non abbiamo avuto, ad oggi, casi sospetti di Ebola nei Pronto Soccorso dei nostri ospedali e, nell’eventualità dovessero presentarsi, siamo pronti ad affrontarli mettendo in pratica il protocollo definito a chiare lettere nella circolare diramata dal ministero della Salute».
A sottolinearlo è Tommaso Saporito, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna, da noi interpellato rispetto alla gestione del problema a livello locale.
«È analoga a quella praticata su tutto il territorio nazionale – spiega Saporito -, perchè le linee guida sono uguali per tutti, chiare, semplici, di immediata attuazione. Dopodiché, nel caso in cui dovessimo accertare un probabile caso di Ebola, abbiamo, comunque, la disposizione di trasferire subito il paziente all’ospedale “Luigi Sacco” di Milano, attrezzato per gestire in sicurezza questo tipo di emergenze».
È l’ospedale Sacco di Milano, del resto, quello deputato ad accogliere eventuali pazienti fortemente sospetti o affetti da Ebola per tutto il Nord Italia, mentre per il Centro e Sud Italia, il polo su cui convergere è rappresentato dall’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”, di Roma.
Va anche precisato che il rischio di contagio è contenuto per il fatto che si tratta di una malattia non trasmissibile per via aerea, come inizialmente si pensava (le uniche che possono contrarre il virus per via aerea sono le scimmie), ma per contatto diretto o indiretto coi liquidi emessi dalla persona infetta. Fermo restando che è contagioso solo il paziente che manifesta già i sintomi dell’Ebola, mentre il paziente asintomatico, pur se nel periodo di incubazione del virus (in media di 8-10 giorni fino a un massimo di 21), non è infetto.
Tra l’altro, la persona infetta e sintomatica è poco contagiosa all’inizio della malattia, ovvero quando, di norma, si presenta al Pronto Soccorso per farsi visitare in preda a dolori muscolari, mal di testa e febbre sopra i 38,5 gradi, mentre lo è di più nel secondo stadio della malattia, quando è affetta da diarrea e vomito, per non dire al terzo stadio, quando manifesta emorragie. «Ma la popolazione locale deve stare tranquilla – precisa Saporito -, perchè il contagio è davvero molto difficile e in qualsiasi caso sospetto si applica subito il protocollo di sicurezza».
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