Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 05 Settembre 2018
È stato il “papà” del rifugio Viola
Oggi l’ultimo saluto a Marco Fraquelli
Valdidentro, negli anni Settanta capì la valenza turistica di quel fortino abbandonato. «È stato un pioniere del turismo nella Valle. A quell’epoca non c’era veramente nulla».
Questo pomeriggio alle 14,30, nella chiesa parrocchiale di Semogo, sarà dato ultimo saluto a Marco Fraquelli, 85 anni, il “signore” della Val Viola. Dal 1972 era il gestore e proprietario del rifugio Viola, ricavato in un fortino militare che, dopo i soldati, aveva ospitato anche la guardia di finanza, impegnata a sorvegliare la zona di confine con la Svizzera ai tempi del contrabbando.
Quando la caserma venne chiusa, per una ventina di anni il fortino, di proprietà del demanio, divenne terra di nessuno: gli allevatori lo utilizzavano come ricovero degli animali; ma iniziarono anche i vandalismi a distruggere la struttura. Fraquelli, autentico pioniere del turismo in Val Viola, che faceva l’elettricista ma aveva l’hobby del commercio - gestiva un chiosco nella zona del campo sportivo di Valdidentro -, ebbe l’intuizione nei primi anni Settanta e capì la valenza turistica di quel fortino. Lo strappò all’incuria e lo trasformò in un rifugio con cucina calda e stanze a disposizione dei clienti, dal mese di maggio a ottobre.
«Indubbiamente papà è stato un pioniere del turismo in Val Viola - racconta il figlio Aldo -. A quell’epoca non c’era veramente nulla nella valle; eravamo agli inizi dell’afflusso turistico. Lui decise di valorizzare il rifugio a quota 2300 metri e la passione l’ha trasmessa ai noi tre figli, io, mio fratello Fulvio e mai sorella Franca». Il profumo della polenta e dello spezzatino preparati da Marco Fraquelli per decenni ha attirato gli escursionisti che percorrevano i 3 chilometri dal parcheggio alla struttura, che raggiungevano dopo un’ora di cammino. Con quei sapori nel palato gli escursionisti salivano poi sulle cime, approfittando anche dei preziosi suggerimenti che Marco, alpinista esperto, sapeva dare, mettendo al centro la sicurezza dei clienti, consigliando le vie a seconda della preparazione degli alpinisti e delle condizioni meteo.
La sua amata Val Viola ha potuto frequentarla fino allo scorso anno, quando le condizioni di salute glielo hanno poi impedito: «Ma lui ci diceva continuamente che sarebbe venuto ad aiutarci in caso di bisogno - rivela Aldo, che con la moglie gestisce l’attività -. Gli pesava non poter salire. Io sono qua da quando avevo otto anni e come i miei fratelli questo mestiere l’abbiamo nel sangue». Oltre ai figli, Marco Fraquelli lascia la moglie Alice, sette nipotini e una pronipote di sedici mesi. Il corteo funebre partirà dall’abitazione. La Val Viola saluta oggi il suo padrone di casa. Quell’accoglienza che Marco riservava ai turisti è il lascito che resta ai posteri come esempio. Era il suo modo di porgere a tutti il benvenuto in Val Viola.
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