Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 26 Marzo 2017
È allarme nei cieli, sempre più rapaci
vittime del piombo
La ricerca: il 70% delle aquile affetto da saturnismo. E pensare che la Provincia di Sondrio è stata la prima a chiedere ai cacciatori di utilizzare munizioni in rame.
Lo scorso dicembre è toccato a un’aquila reale in Valchiavenna, poche settimane fa ad un altro esemplare rinvenuto a Grosio ed è dei giorni scorsi il recupero di un maschio di gipeto. E se le analisi dovessero confermare che anche in questo caso di avvelenamento da piombo si tratta, beh, allora davvero il fenomeno avrà raggiunto livelli preoccupanti, perché metterebbe a serio rischio la reintroduzione di questa rarissima specie di avvoltoio.
Il saturnismo (nome che deriva dal dio romano “Saturno”, che veniva associato a questo elemento) è dunque un problema da risolvere. E da risolvere in fretta. L’intossicazione avviene solitamente perché i rapaci si cibano dei resti di animali uccisi con munizioni contenenti - appunto- il piombo. A volte sono i visceri dei capi abbattuti che non vengono sotterrati a dovere. A volte sono invece le carcasse degli ungulati feriti a morte, ma non recuperati. Una volta ingerito, il piombo attacca gli organi interni e debilita l’animale. L’assimilazione del piombo può determinare gravi disturbi comportamentali, una maggiore esposizione ai fattori di mortalità e alle patologie, una ridotta o assente capacità riproduttiva e l’inedia fino alla morte.
Va detto che la Provincia di Sondrio, a cui va l’assoluto merito di essere stata la prima in Italia e sull’arco alpino ad aver introdotto divieti parziali sull’uso dei proiettili di piombo nell’esercizio dell’attività venatoria, ha già provato, da diversi anni, a vietare ai cacciatori di ungulati l’abbandono dei visceri sul sito di caccia, imponendo loro di sotterrarli a dovere (a meno che non usino munizioni in rame). Ma evidentemente nessuno rispetta questa prescrizione, visto il numero impressionante di rapaci morti per saturnismo.
Il 70% delle aquile reali (8 su 12), presentano infatti valori di piombo nelle ossa o negli organi interni indicativi di un’esposizione cronica o acuta al piombo, mentre solo il restante 30% mostra valori prossimi alla soglia di preallarme di 3 mg/kg.
L’unica soluzione possibile è quella di vietare categoricamente l’uso di munizioni da piombo (serve quindi una modifica all’articolo 4, comma 10 del regolamento provinciale per la disciplina della caccia agli ungulati). Senza se e senza ma e già a partire dalla prossima stagione venatoria (entro poche settimane in modo da permettere ai cacciatori la necessaria taratura dell’arma). Un po’ come già avviene da alcuni anni nel Parco nazionale dello Stelvio, dove i cacciatori che abbattono i cervi per contenerne il numero usano solo munizioni con rame.
Il problema non riguarda però solo la caccia agli ungulati, ma anche la tipica alpina a lepri, fagiani di monte e alla avifauna migratoria (per la quale vige l’obbligo di utilizzare pallini in acciaio in prossimità di corsi d’acqua) ed espone fatalmente al rischio di intossicazione i grandi rapaci alpini.
E non sarà solo la Provincia di Sondrio a doversi occupare del fenomeno, ma anche i territori alpini attigui, visto che a poca distanza dai confini del Parco nazionale dello Stelvio (in Engadina e a Lasa in Alto Adige) sono già state recuperate aquile reali morte per intossicazione acuta dopo aver ingerito parte di lepri colpite da pallini in piombo.
Palazzo Muzio non deve fare altro che estendere a tutto il territorio provinciale il divieto già previsto con la modifica al Piano faunistico venatorio che impone di utilizzare munizioni senza piombo nella zona di Dazio, senza lasciare più la facoltà di sotterrare i visceri. Diversamente, occorre pianificare interventi massicci dei guardiacaccia per punire i trasgressori. Forse solo così i cacciatori riusciranno a fare quel salto culturale tanto atteso.
Anche nel resto d’Europa non si è rimasti con le mani in mano. Nei Grigioni, in Svizzera, a maggio verranno messe in approvazione alcune modifiche al regolamento e tra queste anche quella relativa alle munizioni senza piombo (i guardiani della selvaggina, peraltro, da due anni le utilizzano già). Anche Francia e Austria stanno riflettendo su come arginare il fenomeno. E in alcune regioni italiane (vedi Emilia Romagna) i proiettili “tossici” sono stati messi al bando per quelle carni destinate al consumo umano. Insomma, Sondrio è stata la prima in Europa, un peccato se si trovasse ultima.
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